Il vicolo cieco di Gigino di Maio

Attualità

Milano 14 Aprile  – Imbrigliato dalla sua stessa retorica, accecato dalla sua stessa propaganda il Movimento 5stelle si è allegramente infilato in uno dei tanti vicoli ciechi della politica e ora non sa bene come uscirne. Non occorreva un fine stratega per capire che il veto su Silvio Berlusconi avrebbe sortito un risultato opposto a quello sperato: non spaccare, ma ricompattare il centrodestra. Lo testimonia l’ottima intervista di Antonio Tajani al Messaggero. Evidentemente spiazzato, l’inesperto Di Maio tenta ora di infilare la pagnotta grillina in un altro forno politico. Basta il titolo della sua intervista a Repubblica per prendere atto della disinvoltura con cui il giovane leder è capace di smentirsi: “Al Pd dico: sotterriamo l’ascia di guerra e diamo un governo al Paese”. Al Pd dell’odiato Matteo Renzi? Sì, al Pd dell’odiato Matteo Renzi. “Mai posto veti su di lui”, spergiura, oggi, Di Maio. E domani si vedrà. 

Non c’è dunque da stupirsi se al Mattino lo storico Aldo Giannuli, già amico e collaboratore di Gianroberto Casaleggio, così spiega le ragioni del suo addio al partito grillino, che a suo avviso ormai oscilla tra velleitarismo e stalinismo: “Bisogna dirlo con sincerità: in larga parte il movimento è una scatola vuota. Sui contenuti politici puoi trattare, ma su gli slogan come fai a trattare? Finché fai opposizione ti va bene. Dopo paghi… Di Maio rischia di morire della stessa malattia che ha ucciso Renzi: l’annuncite”. Più che un’opinione, un epitaffio.

Andrea Cangini

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