Milano 16 Aprile – È morto a Roma il grande regista Vittorio Taviani, 88 anni. Con il fratello Paolo ha firmato dei veri capolavori del cinema italiano, da Padre Padrone, che vinse la Palma d’oro a Cannes nel 1977 a Cesare deve morire, che si aggiudicò l’Orso d’oro a Berlino nel 2012.
In mezzo, tanti, tantisismi film indimenticabili, sempre impegnati a raccontare come la grande Storia si intrecci con la vita personale ed emotiva della gente del nostro Paese.
C’è la rivoluzione in San Michele aveva un gallo (1972), c’è la restaurazione in Allonsanfàn (1974), c’è la resistenza ne La Notte di San Lorenzo (1982), racconto su un gruppo di uomini e donne che fuggono dai tedeschi nel tentativo di raggiungere una zona occupata dagli alleati su musiche di Nicola Piovani, che gli farà conquistare il Gran Premio della Giuria a Cannes, David e Nastri d’Argento per la regia e la sceneggiatura.
Nel 1986 ricevono il Leone d’Oro alla carriera al Festival di Venezia.
Nato a San Miniato, in provincia di Pisa, il 20 settembre del 1929, la sua morte arriva dopo una lunga malattia. Figlio di un avvocato antifascista, all’università frequenta la facoltà di Legge e nel frattempo, insieme al fratello, dà sfogo alla sua passione per il cinema, prima di abbandonare gli studi nel 1954 per realizzare dei documentari sociali e neorealisti.
L’ultimo film pensato a due – ma firmato solo da Paolo, per via delle condizioni di salute di Vittorio che stavano peggiorando – è stato nel 2017, Una questione privata, ritratto di Beppe Fenoglio e «chiusura di un cerchio», come l’avevano definita gli stessi fratelli Taviani, «necessaria perché il fascismo torna o tenta di tornare».
La notizia della morte arriva da una delle figlie, Giovanna. Per volontà della famiglia, non ci saranno camera ardente né funerali: il corpo del regista verrà cremato in forma strettamente privata.
«La scomparsa di Vittorio Taviani costituisce un grave lutto per il cinema e la cultura italiani, che perdono un indiscusso e amato protagonista», ha scritto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella in una nota. Dario Franceschini, ministro dimissionario dei Beni e delle Attività Culturali, bne ricorda «eleganza stilistica» e «impegno civile», «tratti che hanno contraddistinto Vittorio Taviani nel corso di tutta la sua lunga e prestigiosa produzione cinematografica». (Vanity Fair)
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