Milano 16 Aprile – Le esperte di Sotheby’s raccontano la storia e il valore di un aspetto della produzione di Fontana su Artslife di cui proponiamo il testo e a cui rimandiamo per le foto descrittive.
La città di Milano ha recentemente dedicato grande attenzione alla produzione meno nota di Lucio Fontana con la mostra ospitata all’Hangar Bicocca dove sono “tornati in vita” alcuni dei suoi “Environments” più significativi. (“Lucio Fontana Ambienti/Environments”, 21 settembre 2017 – 25 febbraio 2018).
Ora anche la casa d’aste Sotheby’s accende i riflettori su questa produzione dell’artista mettendo in asta a Milano (il prossimo 18 aprile) un raro ambiente di Fontana creato per un appartamento meneghino in collaborazione con l’architetto e designer Osvaldo Borsani tra il 1952 e il 1954. Il “Soffitto. Concetto Spaziale” arriva sul mercato con una stima di € 300.000-400.000
Nelle vendite all’asta (anche nelle conoscenze della maggior parte delle persone) l’arte di Fontana è indubbiamente associata ai suoi “Tagli”. Ma la sua produzione in realtà è molto più vasta e innovativa. Ha sperimentato con i concetti di materia, spazio, vuoto, luce utilizzando diversi materiali. Accanto alla ceramica, al gesso o alla vernice, ha utilizzato il neon, la luce di Wood e la pittura fluorescente, sempre alla ricerca di un’arte totale,che fondesse pittura, scultura e architettura.
La maggior parte delle installazioni concepite in scala architettonica e segnate da un uso rivoluzionario dei materiali sono andate distrutte. È dunque molto raro poter entrare in contatto con una originale come quella che andrà in asta da Sotheby’s. Alcune sono state ricostruite accuratamente, per citare una delle più note e più visibili ai cittadini di Milano, la “Struttura al Neon” realizzata per la IX Triennale di Milano (1951), oggi al Museo del Novecento, che affaccia proprio su piazza Duomo.
La ricerca della terza dimensione non si è fermata dunque alla tela, con i “Buchi” (dal 1949) e, a partire dal 1958, i “Tagli”. Fontana sente l’esigenza di superare l’arte del passato, facendo “uscire il quadro dalla sua cornice e la scultura dalla sua campana di vetro“. Studia e produce nuove forme d’arte. Già nel 1949 realizza alla galleria del Naviglio di Milano il suo primo ambiente spaziale: “Ambiente spaziale a luce nera”, un’opera in cui rende lo uno spazio della galleria totalmente nero con elementi fosforescenti che fluttuano appesi al soffitto. Inizia così a portare avanti in maniera parallela alle tele, forse più note ai collezionisti, queste nuove ricerche.
-Abbiamo incontrato Beatrice Botta e Marta Giani, responsabili dell’asta di Sotheby’s, per farci raccontare la storia di questo lotto. Come è nata la collaborazione tra Fontana e Borsani?
Lucio Fontana sin dai primi anni ’40 collabora con molti architetti e la sua idea centrale è fondata sulla cooperazione e la condivisione dei principi estetici tra architetti, pittori, scultori, decoratori e designer in uno spirito attivo di commistione delle arti e per una nuova concezione dello spazio dell’abitare. Si ricordi inoltre che nei primi anni ’50, Osvaldo Borsani era un progettista d’interni di gran moda presso la committenza milanese e la collaborazione con Fontana fu particolarmente felice.
– Ci capita di sfogliare cataloghi di aste di Design che propongono mobili creati a quattro mani dai due maestri, mobiletti da bar o tavolini. Ma il frutto della collaborazione per questo ambiente milanese è davvero eccezionale. Rarissimo che opere così passino sul mercato. Vi sono altri ambienti battuti in asta? Che valori sono stati raggiunti?
E’ davvero rarissimo che esempi di questo tipo passino sul mercato d’asta: in verità a noi viene in mente un solo altro esempio con delle caratteristiche analoghe e si tratta di un soffitto di Casa Melandri proposto in asta nel 2015. L’altro esempio di Arte Ambientale che ci ricordiamo è la grande parete di Scheggi che Sotheby’s Londra ha venduto nel 2015 a oltre € 1.600.000.
– Cosa ha in comune questa decorazione con gli altri esempi noti di Casa Melandri, Casa Gentilini e Casa Maffioli?
Sono tutte realizzazioni accomunate dalla ricerca sulle forme spaziali – a luce indiretta – unita ai giochi del Barocco.
– Insieme al soffitto “Concetto Spaziale” Fontana ha realizzato per lo stesso appartamento la decorazione per parete con “Arlecchini” danzanti, ricorrenti nella sua produzione scultorea di quel periodo. Nel catalogo si parla di “evidente ripensamento sul Barocco come stile che più di qualsiasi altro aveva dato spazio all’integrazione tra pittura, scultura e architettura”.
Quello degli Arlecchini è un tema ricorrente utilizzato da Fontana per coniugare le forme barocche con la sua ricerca spaziale. L’Arlecchino è una figura iconica nella produzione di Fontana come in quella di Picasso, basti pensare al grande Arlecchino del 1948 del Cinema Arlecchino di Milano o per fare altri esempi alla coppia di Pagliacci del ’51, ceramiche aggiudicate nel 2015 a Londra a £ 725.000.
Milano Post è edito dalla Società Editoriale Nuova Milano Post S.r.l.s , con sede in via Giambellino, 60-20147 Milano.
C.F/P.IVA 9296810964 R.E.A. MI – 2081845