FuoriRoma: Concita De Gregorio vara sulla Rai una puntata celebrativa e agiografica su Milano. Un atto di onanismo che rischia di rendere ciechi
Milano 21 Aprile – Qualche sera fa, sui social di vari esponenti politici milanesi, si magnificava la trasmissione “FuoriRoma” dedicata a Milano, per la firma di Concita De Gregorio (QUI IL LINK). Una bella trasmissione, intendiamoci. Agiografica come la storia dei santi. Talmente agiografica, e rincuorante per chi ama Milano, che ci ho messo qualche giorno ad avere il coraggio di scrivere quel che sto per scrivere. Ovvero che trasmissioni e approfondimenti come questi, sono il peggior veleno per Milano. Fanno diventare ciechi.
Il fine politico è evidente, e lo abbiamo scritto. Noi, come gli altri colleghi degli altri giornali che si occupano di cronaca locale, lo abbiamo scritto tutti ben prima delle elezioni che hanno consacrato la sconfitta di Renzi (che di Milano non ha mai capito una mazza) e del Partito Democratico. In un’Italia divisa tra Movimento 5 Stelle e Lega (senza Nord), era ovvio che Milano sarebbe stato il fortino, la ridotta, l’ultimo bastione al quale appigliarsi per dire che sì – l’Italia ha votato dall’altra parte – ma guardate quanto siamo bravi sotto la Madonnina. E così, via con le celebrazioni.
Quanto è figa la Milano dei grattacieli. Quanto è figa la Milano del Salone del Mobile. Quanto è figa la Milano dell’artweek, dei social district, della food week, della fashion week, del “estiqaatsi week”. Quanto siamo fighi, quanto siamo belli, quanto siamo bravi. Perché qui le cose funzionano. E ci specchiamo, come narcisi, nei vetri dei grattacieli che però, a non essere cerebrolesi con memoria zero, bisognerebbe ricordarsi che sono stati progettati quando Milano sembrava una città bombardata, con i negozi che chiudevano sotto i colpi della crisi, con le statistiche tutte in rosso, le multinazionali che mandavano a casa la gente, addirittura i manager che sfilavano per le strade disperati. Ci si mise addirittura De Corato a chiudere piazza Vetra: blasfemia e orrore, le cannette non si toccano!
E in quel contesto, io ricordo le paginate di giornali contro l’allora assessore all’urbanistica Carlo Masseroli, perché aveva osato pensare di alzare l’indice di edificazione. E contro Letizia Moratti. E contro il nuovo quartiere di Porta Garibaldi. E contro quel pazzo di Formigoni che aveva voluto un nuovo Palazzo per la sua grandeur: il Formigone. Forse. Forse era tutto vero. Però adesso è quella roba là, che i turisti vanno a vedere. Si può criticare la programmazione di allora, e la giunta successiva mise pezze e riparò, ma allora ci fu programmazione e poi ci fu la correzione. A suo modo, due fasi complementari. E adesso? Adesso c’è l’aperitivo e l’onanismo di FuoriRoma, che poi con questo nome pare addirittura un ossimoro che un po’ mi fa innervosire. Ma che cazzo vuol dire FuoriRoma? Noi siamo FuoriRoma? Come Fregene? O siamo la Capitale morale? Ci siamo ridotti ad essere una periferia dell’impero?
Il milanese vero, non quello imbruttito che si mette in ghingheri risvoltinati per andare a bighellonare tra un selfie e l’altro, è uno concreto. E’ uno che si sveglia presto la mattina, prima dell’alba, per aprire il bar e servire un miliardo di caffè e cappucci in tutte le varianti possibili a quelli che arrivano per il salone del mobile. Ed è milanese vero (badate bene ai termini che uso): la “filippa” che viene a pulire casa e il di lei marito che va a pulire l’ufficio del papi, il sudamericano che consegna i pacchi amazon, il terrone fuorisede che va all’università, il negro che scarica le cassette all’Ortomercato, “l’omino dell’acqua” che manco Ficarra e Picone, l’operaio fancazzista che quando si sbriga a chiudere i cantieri M4 che mi rallentano l’esodo verso l’aperitivo, il poveraccio delle case popolari che per fortuna stanno lontano dalla cerchia perché sono tamarri omofobi, il cityuser (l’insulto peggiore per i miopi che lo usano: invece di pensare in ottica di cittadini di una grande città, li definiscono utenti) che viene a lavorare da fuori e ci intasa le strade e le metropolitane (ma adesso impareranno: pagheranno il doppio, bastardi. Viva Atm che però ha messo gli autobus elettrici che figata).
Ecco, questi votano. E mentre alcuni assessori un po’ si lamentano perché non sono stati inquadrati dalla compagna Concita (quella della promozione dell’Unità con il lato B. Disse che “promuovere un prodotto intellettuale” con un culo è pertinente), quelli vivono e sono milanesi. Badate ai termini: sono milanesi l’extracomunitario di colore o non, l’immigrato regolare, l’operaio, il barista, il pendolare, il pony express, il fattorino, la cameriera, il bauscia, quello che c’ha la fabbrichetta e si sveglia prima di tutti gli altri per fare l’imprenditore. Tutti. Non sanno niente di politica e delle mille week sanno solo che portano lavoro e bene così. Per loro, però, sarebbe utile un po’ di programmazione amministrativa e politica vera. Interventi reali. Delibere e determine che magari non conosceranno mai, ma che devono essere messe in campo altrimenti tra 5 anni qui sarà il deserto e, cambiata l’aria, faranno le trasmissioni su quanto le periferie fanno schifo.
Narciso non mi risulta che abbia fatto una bella fine. Dall’onanismo non è mai nato niente. E se vogliamo dirla tutta, si diventa pure ciechi di fronte alla realtà, a perseverare. L’unica fortuna è che quelli che votano probabilmente non l’hanno vista, FuoriRoma. Dopo una giornata di lavoro si saranno guardati una serie tv. Americana.
Fabio Massa (Affari Italiani)
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