Tavolo in prefettura: niente firma della Regione senza controlli e strumenti chiari, mentre il Comune di Milano sembra già orientato verso il si
Milano 24 Aprile – Niente firma della Regione senza controlli e strumenti chiari. Il patto regionale per l’islam italiano rischia di perdere il pezzo più importante ancor prima di vedere la luce. Mentre il Comune di Milano, infatti, sembra già orientato verso un prevedibile sì, il Pirellone vuole vederci chiaro e pone condizioni nette, prima di aderire all’accordo che, nelle intenzioni della prefettura, dovrà attuare quel Patto nazionale che è stato firmato 15 mesi fa a Roma dal ministero dell’Interno e dalle comunità islamiche.
Del documento nazionale molto si è parlato anche come possibile preludio a una vera e propria intesa prevista dalla Costituzione. E anche se l’intesa resta in realtà molto lontana, gli obiettivi astratti del Patto non sono un problema. Il problema è semmai la loro concreta attuazione: «Sono cose di cui si parla da tempo spiega l’assessore regionale alla Sicurezza Riccardo De Corato – ora vengono messe per iscritto. Bene, ma il problema è chi controlla. Quando si sottoscrive un’intesa che prevede una serie di passaggi fondamentali, deve essere ben chiaro chi fa cosa. Per esempio: si deve assicurare che i luoghi di preghiera rispettino le regole di decoro e sicurezza, ma chi assicura il rispetto di questi standard? Il Comune? La Questura?». «Ancora – prosegue il neo assessore regionale – si deve assicurare la trasparenza delle linee di finanziamento ma non si dice “la Guardia di finanza controllerà su questa trasparenza”. E si vuole “proseguire nell’azione di contrasto al radicalismo religioso”, ma non si sa bene chi contrasta e con quali strumenti».
Al «tavolo regionale per il dialogo con le Comunità islamiche», in prefettura, erano presenti il prefetto di Milano Luciana Lamorgerse e i prefetti delle province lombarde, il vice sindaco di Milano Anna Scavuzzo, il consigliere delegato a della Città metropolitana Elena Buscemi e i rappresentanti della comunità islamica.Ma c’era anche il sottosegretario Domenico Manzione.
Una bozza di Patto regionale è stata predisposta e i punti fondamentali sono stati enunciati. Comune e città metropolitana si sono mostrati favorevoli. La Regione invece ha partecipato con un funzionario dell’assessorato e la posizione del Pirellone è diversa: «Alcuni di quei principi – spiega De Corato – in buona parte sono anche condivisibili, ma se non c’è poi un’indicazione chiara di competenze e responsabilità, restano un’enunciazione donchisciottesca, una presa in giro, acqua fresca. L’unica cosa concreta che viene indicata sono gli world cafè cui partecipano i giovani musulmani, ma contrastiamo il radicalismo islamico con gli world cafè? Queste iniziative sono grida manzoniane, poi l’islam radicale fa quel che vuole». «Servono competenze e responsabilità chiare – prosegue De Corato – i controlli a chi sono affidati? Ci sono strumenti sanzionatori? Di tavoli e patti – conclude – ce ne sono anche troppi, e un albo c’ è anche a Milano. Noi questo patto lo firmiamo se ha una valenza reale, se indica linee operative e modalità per attuarle. Lo firmiamo solo se per ogni obiettivo sono indicati strumenti e competenze. Altrimenti parliamo di aria fritta, chiacchierate, e noi non vogliamo fare chiacchiere su questioni fondamentali».
Alberto Giannoni (Il Giornale)
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