Milano 28 Aprile – Il “candidato Premier” pentastellato Luigi Di Maio, a quel che si dice, che spicca tra i suoi perché “ha fatto gli studi” (non so quali) e sarebbe anche prudente e avveduto, si scatena contro il “conflitto di interessi” di Silvio Berlusconi. Il quale se ho ben capito, per la sua posizione economica, per la disponibilità dei media e per i relativi suoi interessi personali-imprenditoriali, impedirebbe al povero Matteo Salvini di liberamente correre tra le braccia fraterne dei grillini.
Insomma, Berlusconi si troverebbe in una situazione di conflitto per le sue attività imprenditoriali e non si capisce bene quale altra sua qualità o funzione. A torto o a ragione, Silvio Berlusconi è stato messo e tenuto fuori del Parlamento. La sua attività politica è quella che spetta a qualsiasi cittadino e a qualsiasi cittadino è garantita dalla Costituzione.
Il partito politico Forza Italia sarà pure una “proprietà personale” del Cavaliere. I partiti politici sono associazioni di fatto private. E, poi, Forza Italia non sarà mai così chiaramente e spudoratamente “di proprietà Berlusconi” come il Movimento Cinque Stelle è di proprietà della Casaleggio Associati.
Il conflitto di interessi è condizione ostativa dell’assunzione di pubblici poteri per chi si trova in particolari condizioni di contrapposizione di interessi con lo Stato o altro Ente pubblico in cui il cittadino intende assumere cariche. L’interesse confliggente con le attività imprenditoriali e finanziarie di Berlusconi sarebbe dunque quello di “fare politica”. Secondo il luminare giuridico della costellazione di Beppe Grillo, agli imprenditori, appaltatori, concessionari etc. deve essere interdetto di “fare politica”, esprimersi verbalmente o per iscritto pro o contro inciuci dei suoi o degli alleati dei suoi.
“Qui non si fanno discussioni di politica, si lavora”. C’era scritto su certi uffici pubblici durante il Fascismo. Ma anche dove non c’era scritto era meglio non parlare di politica (oltre, s’intende, che per esaltare la figura del Duce). Perché ovunque poteva esserci un Di Maio cui il tuo discorso non sconfinferava e, magari, ti bastonava o ti denunciava per mandarti al confino. Attenzione! Si comincia a vietare di far politica a un Berlusconi e si finisce per mandarti al confino se “parli male” di chi “comanda” anche se sei e, soprattutto, se sei un poveraccio.
Perché, poi al confino, per impedirti, magari, di esprimerti a favore o contro di chi sa quale trattativa, ti ci manderà chi? Un Di Matteo qualsiasi.
Mauro Mellini (L’Opinione)
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