Angelo non perdeva mai occasione per scattarsi un selfie e inviarlo a ogni suo conoscente, come se il mondo intero non aspettasse altro che di avere sue notizie.
– La possibilità di farsi un selfie è la cosa più interessante che possa offrire la tecnologia modera – mi disse un giorno mentre tirava fuori il suo smartphone e se ne scattava uno provando diverse pose senza neppure chiedere a me, che ero presente, se potessi essergli utile. Forse fu un bene, poiché per trovare la giusta ispirazione ci mise parecchi minuti. Quando infine ripose il suo smartphone non smise di parlare di autoscatti:
– Lo sai che il selfie più famoso è quello che si è scattato un macaco? Si era impossessato dell’attrezzatura di un fotografo e ci stava giocando, quando partì involontariamente lo scatto. Quell’autoscatto è poi finito su internet, come capolavoro realizzato da un macaco che neppure aveva tentato di cogliere l’attimo giusto, e così è divenuto involontariamente il macaco più famoso del momento.
– Anche Bast, la mia gattina, ha rischiato di farsi un selfie – dissi a mia volta. – Avevo intenzione di scattarle alcune foto mentre se ne stava in atteggiamento di piccola sfinge atta a signoreggiare sui vasti pavimenti di casa, ma quando scattai la seconda foto, ormai aveva abbandonato la posizione di leonessa egizia e si avvicinava incuriosita al mio cellulare per vedere cosa stessi facendo: nella foto, il musetto appariva in primo piano; dunque, il resto del già minuto corpicino, sembrava ancora più ridotto rispetto alla testa: e la cosa suscitava non poca ilarità. Col terzo scatto, Bast si era ulteriormente avvicinata e si vedeva in primo piano la base di una zampina tappezzata dai classici gonfi cuscinetti di un colore rosa pallido che tentava di afferrare il cellulare da me utilizzato. Nella quarta foto, Bast si trovava ormai talmente vicina che aveva accecato l’intero obiettivo. Dovetti cancellarla. E quello fu anche l’ultimo scattato poiché ormai Bast si era impossessata del mio cellulare afferrandone un angolo con i denti affilati e mordicchiandolo con insistenza mentre la camera era ancora attiva.
– Come selfie, però, quello non avrebbe avuto lo stesso successo dello scatto del macaco, giacché si sarebbero visti in primo piano i denti e in sottofondo l’interno della bocca – scherzò Angelo.
Dal libro ‘Dea di seduzione’ di Michela Pugliese
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