Sabato notte, stazione Centrale: i titolari di una sala slot sono stati sequestrati e derubati. E con questo chiudiamo la carrellata sulla Milano sicura, felice e prospera. A voi studio, da Milano è tutto. Le novità, comunque sono due: pare che nella notte di Domenica non sia successo nulla e Repubblica ha intervistato il Questore di Milano. Ed è subito un problema di percezione. I reati sono in calo, il confronto con gli anni di Piombo impietoso. Quello con gli anni della mala, idem. Quindi, di che vi lamentate? Io, personalmente, di due cose: la prima è di come vengono raccolti e considerati i dati e la seconda è di come vengono affrontati. Andiamo per punti:
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Sicuramente i reati contro la persona sono diminuiti. Evviva. Va detto, però, che i morti ammazzati non erano un problema capillarmente diffuso nemmeno 30 anni fa. Certo, un omicidio è più grave di cento furti, ci mancherebbe. Ma cento furti creano decisamente più disagio di un omicidio. Soprattutto quando avvengono a ripetizione e sotto casa tua. Questo non è “allarme sociale” e non è “parlare alla pancia della gente”. È semplice realismo condito di buon senso. Negarlo non rende più sicura la gente. Ma la fa incazzare parecchio. Però, mi si obietta, anche i reati contro il patrimonio sono in calo. Ecco, qui dobbiamo fermarci un attimo. Come si contano i reati? Con le denunce. Alzi la mano chi di voi ha denunciato il furto dell’ultima bicicletta. Forse avete denunciato quello del portafoglio, per i documenti. Ma magari, per far prima, avete detto che li avete persi. Meno tempo perso. Meno formalità. Tanto il ladro non verrà mai trovato. Ed anche lo trovassero, sarà fuori subito. Idem per i reati di droga. Quindi sul calo dei reati dovremmo andarci un attimo cauti. Sono sicuramente calati quelli contro la persona, ma l’idea che quelli contro il patrimonio siano meno gravi è la solita sciocchezza comunista. E le sciocchezze comuniste finiscono, di norma, per sbattere contro al realtà. Infatti il Questore, persona seria e preparata, ben si guarda dal dirlo. Ed è solo la malizia del giornalista che ci dà l’impressione lo faccia.
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Per la microcriminalità non esiste punizione. O meglio, arriva tardi, male e fuori da ogni utilità general preventiva. Per un furto non finisce in galera nessuno. Poi le pene si cumulano e per aver rubato una mela ti ritrovi a fare 5 anni di galera senza benefici. È palese che il sistema non funziona. Le denunce cadono nel dimenticatoio perché i giudici, con riflesso pavloviano, danno comunque il minimo della pena, un appello non si nega a nessuno e la gente è di nuovo in strada. Sempre molto plastico è il rito della convalida dell’arresto con immediata scarcerazione. Ora, dobbiamo capirci: questo avviene, tra l’altro perché i Pm sono eternamente concentrati sulla lotta al “grande crimine”. Che la sciura Maria non vedrà mai, se non di riflesso, forse. Mentre il ladro che ha portato via la bici a suo figlio, l’ubriaco che l’ha molestata in autobus o lo spacciatore che le ha portato via il parco sotto casa li vive tutti i giorni. E se non vengono puniti due domande su dove sia finita la sua sicurezza se le fa. E dirle: “Cara signora mia, ma almeno le possibilità che la ammazzino in una rapina sono drasticamente calate”, ve lo dico in amicizia, non funziona. Non più, almeno…
Laureato in legge col massimo dei voti, ha iniziato due anni fa la carriera di startupper, con la casa editrice digitale Leo Libri. Attualmente è Presidente di Leotech srls, che ha contribuito a fondare. Si occupa di internazionalizzazione di imprese, marketing e comunicazione,
Ci sono zone a Milano dove avviene di tutto, dalla prostituzione di tutti i tipi, allo spaccio, alle lotte tra bande di africani, sudamericani ecc. ecc. con l’alto rischio, per i cittadini, di poter essere coinvolti in situazioni drammatiche o poco piacevoli…
In particolar modo via Padova e vie limitrofe, p.le Corvetto e vie limitrofe, staz. centrale e via limitrofe, tutta la zona che comprende p.le Loreto e arriva alla staz. centrale sono in uno stato di pericolosità notevole. In molti di questi casi noi italiani ci sentiamo abbandonati e fuori da quella che era una volta la nostra città, città che oggi è, per noi milanesi, irriconoscibile e talvolta, da cittadini, ci fa sentire ospiti. Questo stato di pericolosità cittadina si trascina ormai da molto tempo e allora mi chiedo dove siano le istituzioni, non identifico il comune tra queste in quanto il comune è composto di incapaci i cui interessi, ovviamente, non collimano quelli dei cittadini e che come le tre scimmiette non vede, non sente e non parla, ma il resto delle istituzioni dove sono? La regione Lombardia che fa?
Spero, speriamo che la nuova gestione della regione sia un poco più determinata nei confronti del comune di sinistra inefficiente e con l’occhio costantemente rivolto verso le solite tematiche multiculturaliste e che continua imperterrito con la sua visione falsobuonista.