Voi ve li ricordate ancora i compagni di una volta? Quelli alla Peppone: che parlavano del lavoro che mancava, della piena occupazione, che condannavano l’ozio come degenerazione borghese, che non chiedevano sussidi di disoccupazione, ma opportunità di crescita sociale? Qualcuno di loro, non troppi per la verità, ma qualcuno c’era, sognava il riscatto della classe sociale proletaria. Li volevano vedere salire nella scala sociale. Sognavano per loro l’istruzione, per non essere ignoranti. La professionalità, per non essere costretti a dipendere da nessuno. Insomma, volevano libertà per il proletariato oppresso: libertà dalla fame, dal bisogno e dall’ignoranza. Oggi guardiamo Piazza San Giovanni, piena di compagni di ogni colore, ma soprattutto gialli e stellati e ci domandiamo cosa sia rimasto della sinistra che suonava quegli ideali. Intanto, con l’arrivo del reddito di cittadinanza salta l’idea dell’indipendenza. Sì, lo so, loro dicono che così si è liberi di rifiutare i lavori umilianti. Ma prima di poter finire questa frase Peppone avrebbe lasciato partito il primo manrovescio. Non che noi si giustifichi la violenza, per carità. Prendetevela con Peppone. In ogni caso l’idea che esistano lavori umilianti era considerata una bestemmia a sinistra. Mao mandava i ricercatori a raccogliere patate. Lo faceva apposta. Serviva proprio per evitare pericolosi malintesi. Eppure oggi ai suoi eredi spirituali, l’idea che lo Stato ti paghi per non lavorare piace da morire. Per qualche motivo, per me oscuro, l’idea di dipendere dal Leviatano è meno spaventosa che dipendere dalle proprie forze, abilità e competenze.
Poi, una volta, i compagni ci tenevano a che il popolo studiasse. Oggi no. Ci mancherebbe. Google va benissimo per farsi un’educazione, Facebook è l’edicola migliore e qualsiasi cretinata scritta in maiuscolo è fonte di verità ultime. E più ignoranti sono, più credono di sapere, più la Casaleggio Associati li spinge avanti. Il marchio di fabbrica del peggior elitarismo (lasciateli ignoranti, così li controlliamo meglio) è diventato un simbolo d’onore. Mah. Ma soprattutto tutta la sinistra ha tradito le proprie radici smettendo, in tema di diritti, di mettere davanti i lavoratori, dividendo il mondo tra chi produce e chi consuma, per sposare le cause più disparate: ideologia gay, femminismo, decrescita felice, veganismo, genderismo, antirazzismo. Qualsiasi cosa, qualsiasi causa, ma non quella dei lavoratori. Oppressi dalla tassazione, strangolati dall’assistenzialismo (cui assistono come spettatori paganti, senza riceverne alcun beneficio diretto) oggi gli operai, o i loro eredi morali, vedono giovanotti che del lavoro nulla sanno ballare sotto la pioggia primaverile a Roma. Ed immagino che, esattamente come me, si domandano chi dovrebbero rappresentare. E perché, sopratutto.
Laureato in legge col massimo dei voti, ha iniziato due anni fa la carriera di startupper, con la casa editrice digitale Leo Libri. Attualmente è Presidente di Leotech srls, che ha contribuito a fondare. Si occupa di internazionalizzazione di imprese, marketing e comunicazione,
CONDIVIDO:
smettendo, in tema di diritti, di mettere davanti i lavoratori, dividendo il mondo tra chi produce e chi consuma, per sposare le cause più disparate: ideologia gay, femminismo, decrescita felice, veganismo, genderismo, antirazzismo. Qualsiasi cosa, qualsiasi causa, ma non quella dei lavoratori.
E AGGIUNGEREI:
…ma non quella dei lavoratori, dei giovani, delle famiglie (delle mamme dei papà e dei figli).
Un tempo si difendevano i proletari (non solo i lavoratori) e il lavoro era visto come mezzo per vivere e non come obbiettivo fine a se stesso.