La micina illusionista. Magie e misteri felini.

Zampe di velluto

Dopo l’intervento per aver ingerito una velina di plastica Houdini era sparita anche se le porte erano chiuse….

«Adesso sì che c’è una spiegazione alla dissenteria» esultai, ed il collega sottolineò. «Già, questa pellicola faceva da diga e permetteva solo il passaggio della parte liquida». «Houdìni, sei stata insuperabile anche a nascondere la tua patologia’» esclamai sogghignando. Francesco rimase di stucco; mai in tanti anni di professione aveva avuto un caso così insolito e andò avanti per un po’ a scuotere la testa con il sorriso stampato sulla bocca. Suturai l’intestino; l’intervento era stato pulito ma prima di chiudere l’addome decidemmo, per sicurezza, di effettuare alcuni lavaggi sterili per scongiurare qualsiasi possibilità di infezione.Terminato di suturare la cute, attesi qualche istante prima di telefonare ai proprietari, anche se era molto tardi. La micina aveva superato benissimo l’operazione e cominciava già ad evidenziare, debolmente, i primi riflessi. Il signor Beltrami ascoltando la mia esposizione a momenti perse i sensi, si sentiva in colpa e spiegò che «la responsabilità del problema è tutta mia, ogni tanto davo a Houdini della carne cruda; preparavo dei pacchetti avvolti nella pellicola trasparente e li congelavo. Non c’è dubbio, la mìcina, senza che io me ne accorgessi, è riuscita ad ingerire anche la pellicola. Da quando vive con noi è sempre stata famelica» . «Signor Beltrami -continuai arricciando il filo del telefono con un dito -Le consegnerò Houdì-ni domani mattina, stanotte starà ancora con me. Voglio controllare il suo risveglio e la ripresa delle grandi funzioni. Il post operatorio è una fase importantissima e desidero seguirla bene; buona notte». Ritornai a casa soddisfatto, come un atleta che ha appena eguagliato un record. Era notte fonda quando entrai in casa; mia moglie aveva già preparato uno spazio in cucina per la micia. Mi alzai più volte nella notte.

Houdini aveva avuto un risveglio dolce e, verso le 6 del mattino, era quasi una micia normale; riflessi, postura e sensorìo, anche se più lenti, rispondevano bene. Mentre facevamo colazione la lasciammo girare per la cucina; ogni tanto sbandava, ma subito riprendeva la giusta andatura. Si strusciava contro le nostre gambe facendo le  fusa. Aveva già fame e chiedeva con insistenza cibo emettendo miagolii commoventi.«Non puoi mangiare nulla fino a questa sera. Ci vogliono almeno ventiquattro ore per smaltire l’anestesia e recuperare i riflessi. Capito? », la informai guardandola con ironia. Era davvero una bella gattina, aveva degli occhi color oro, magnetici, accentuati ancora di più dal suo mantello nero come il catrame. Ci preparammo per andare a lavorare, lasciando Houdini in cucina. Avevo già sentito i signori Beltrami ed eravamo d’accordo che verso le ore 9 ci saremmo trovati in ambulatorio, ad Omegna, per la consegna della gatta. Ma i colpi di scena non finirono poiché, una volta riaperta la porta della cucina, la micia era sparita,volatilizzata. A nulla valsero i nostri sforzi, il richiamo con le crocchette. Perlustrammo scioccati l’intero appartamento ma non riuscimmo a scovarla. La finestra in sala era rimasta socchiusa, era estate e faceva tanto caldo, ed ebbi paura che si fosse avventurata sul balcone…al terzo piano! Mia moglie scese in cortile per controllare tutta la zona. Disturbammo anche la vicina di casa che confinava con noi dal balcone. Chissà, magari la micina era riuscita a trasbordare da lei. L’ansia si era impossessata di me, non riuscivamo a trovarla ed io cosa avrei potuto raccontare ai suoi proprietari? Non avevo in mano nessuna prova che tutto era andato bene, solo la pellicola trasparente. Ma chiunque avrebbe potuto sostituirla con una qualsiasi. Ero disperato. Come aveva potuto sparire in quel modo, era rimasta in cucina. Forse mentre chiudevamo la porta era riuscita a sgattaiolare fuori senza che ce ne accorgessimo. Quella micia era decisamente singolare, un’illusionista. Controllammo ancora tutto l’appartamento ma senza successo.

La mia costernazione aveva raggiunto l’apice. Avevo già la testa tra le mani quando d’improvviso mia moglie gridò:«Diego vieni subito in cucina».Mi precipitai nel locale e lei mi invitò a guardare l’angolo in basso, sotto il lavello. La punta della minuscola coda di Houdini spuntava da un piccolo spazio posto tra il tubo di rame del gas ed il battiscopa. L’apertura aveva delle dimensioni ridottissime. Houdini si era intrufolata lì dentro, come una contorsionista. Se me lo avessero raccontato non ci avrei creduto.Uno spazio così ristretto e lei era riuscita ad entrarci. Per estrarla dovetti rimuovere tutto il battiscopa; la gattina uscì disinvolta più grigia che nera. Polvere e ragnatele l’avevano ricoperta. Esultai sgolando la mia gioia come se avessi fatto 13 al totocalcio. Ebbi la tentazione di chiudere ancora meglio la gabbia con lucchetti, chiavistelli, ganci, come in un famoso numero del Mago Houdini, il quale, nonostante avesse mani e piedi legati, riusciva sempre a liberarsi ed uscire. Sistemai la gabbia sul sedile anteriore vicino al posto guida , la micia aveva gli occhi spaventati e per evitarle angosce inutili la coprii con una coperta. Non si udì un miagolio per tutto il tragitto; ero contentissimo e non vedevo l’ora di raggiungere Omegna. Stavo trasportando una normale gattina’ ma a me sembrava di essere l’autista del Presidente della Repubblica. Che responsabilità! Giunsi al parcheggio, i signori Beltrami erano già lì trepidanti e si sbracciarono appena riconobbero la mia macchina. Scesi dalla macchina e aprii l’altra portiera. Solo per un istante, mentre stavo rimuovendo la coperta che ricopriva la gabbia, mi balenò per la testa l’assurdo pensiero «E se Houdini fosse sparita un’altra volta? ..».
Diego Manca (Libero)

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