Milano 3 Maggio – Mai come quest’anno il tema del Primo Maggio, quello della sicurezza sul lavoro, sta a cuore alle lavoratrici e ai lavoratori in divisa. Se è vero, come è vero, che i primi quattro mesi dell’anno sono stati terrificanti con moltissimi infortuni sul lavoro e più di 200 morti (una vera e propria emergenza nazionale), anche i poliziotti sanno di pagarne il prezzo trovandosi tra le categorie professionalmente più esposte.
Soltanto negli ultimi 3 anni – 2015, 2016 e 2017 – sono stati oltre 6.000 gli agenti feriti, in genere aggrediti durante i servizi di controllo del territorio, dato che levita ancor di più considerando tutte le tipologie di servizio. Praticamente ogni 4 ore una poliziotta o un poliziotto si trovano in un lettino di ospedale.
Spesso si ricorda, giustamente, che non c’è possibilità di lavoro e sviluppo economico senza sicurezza, che il sereno e quieto vivere civile è alla base delle politiche di crescita dei paesi occidentali, ove si ha bisogno di poter operare in libertà e nella legalità. Dunque non c’è lavoro senza sicurezza, ma oggi più che mai è anche vero che qualsiasi tipo di lavoro non può non essere svolto in sicurezza. Nella sicurezza massima consentita.
È palese il fatto che un poliziotto in servizio notturno di volante come un operaio che lavora in un cantiere edile corrano rischi costanti legati all’incolumità personale, compresi i nefasti effetti derivanti dalle patologie professionali connaturate ai fattori di stress o alle conseguenze dovute a eventi post traumatici che non producano effetti più gravi.
Per questo, come Silp Cgil, al di là delle tradizionali rivendicazioni legate agli aspetti economici, siamo in prima fila nella battaglia per il rispetto delle prerogative previste dalle normative in materia di salute e sicurezza sul lavoro.
C’è il problema dei dispositivi di protezione individuali che spesso non sono all’altezza – si pensi ai giubbotti antiproiettile – e v’è la questione primaria dell’organizzazione del lavoro, perché è evidente che il sistema di turnazione, unitamente alla tipologia e alla specificità di alcuni impieghi, incide non poco sul benessere psicofisico di chi veste una divisa.
Ed è quasi un ossimoro il fatto che, come in molti casi, le forze dell’ordine siano chiamate a garantire il rispetto della legalità e delle normative vigenti per quel che concerne la sicurezza sul lavoro dei cittadini, quando al proprio interno talune disposizioni vengono disattese o attuate solamente in parte.
È indubbio che questo dovrà essere uno dei temi al centro dell’agenda politica del nuovo governo, quando e se nascerà. Intanto, anche in questi giorni di festa e come di consuetudine, le lavoratrici e i lavoratori in divisa garantiscono con professionalità, sacrificio e impegno la serenità di milioni di famiglie italiane in vacanza.
Da qui l’auspicio a poter vedere definitivamente assicurate a tutti i lavoratori del nostro Paese le condizioni necessarie per lavorare in sicurezza. Sempre.
Daniele TissoneSegretario generale sindacato di polizia Silp. (Huffington Post)
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Mi occupo di sicurezza sui luoghi di lavoro per imprese. L’articolo è molto bello e mette in luce una problematica che esiste ma di cui non ci si occupa. Speriamo che la mentalità, nel futuro, cambi.
Buon lavoro,
Giampaolo