Milano 4 Maggio – Volontariamente o involontariamente, non si sa, Mattarella convocando il secondo giro di consultazioni, ha tolto le castagne dal fuoco dal direttivo del PD. E lo psicodramma annunciato è diventato un “volemose bene” fino alla prossima puntata rimandata all’Assemblea e poi al Congresso. Un congresso serio, perché ai Dem manca l’ironia, ma sono bravissimi a piangersi addosso con dibattiti infiniti sulla teorizzazione del nulla, eliminando con cura il reale, ciascuno con la certezza di appartenere ad una genia superiore. Sofisti che sanno sbrodolare ideologie astratte con dialettica bizantina e contorsionismi linguistici. E ancora si chiedono perché gli italiani li hanno puniti, non vedono l’estrema autoreferenzialità, preoccupati a difendere il proprio mondo unto dal Signore.
E così Martina, tolto il peso di far decidere l’alleanza con i Grillini, parla con il cuore in mano per scongiurare una scissione formale, ma che sta negli animi e nelle teste. E sembra chiedere pietà per un partito bastonato, ferito e dilaniato. Chiede unità. Ed è una resa incondizionata alla linea di Renzi: chiusa la porta ai 5 Stelle e anche al Centrodestra, ma ottiene la fiducia fino alla prossima assemblea. Un reggente pro tempore che comprova il dominio di Renzi, come volevasi dimostrare. “Lunedì si terranno nuove consultazioni e noi certamente dovremo avere un atteggiamento costruttivo” , conclude Martina. Noi, un plurale che potrebbe finire nella prossima assemblea. E’ un momento di precarietà, purtroppo anche nell’ipotizzare un governo di tregua, come molti fanno. Ma il mantra della legge elettorale da riformare per l’ennesima volta, ha proprio stufato. Le leggi elettorali non danno il pane a chi ha fame.
Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano