Sesto San Giovanni: «Falso, da noi funzionano»
Milano 6 Maggio – Il sindaco Beppe Sala frena sui «Daspo urbani», i provvedimenti di allontanamento concessi dal decreto Minniti. In via cautelativa il primo cittadino si è detto «favorevole» allo strumento, salvo poi metterne in luce solo le falle e gli aspetti negativi.
«Il Daspo per lo stadio lo capisco al 100%», ha precisato ieri davanti ai cronisti, «ma quello per la città mi pare una delle questioni che vengono politicizzate e nella pratica sono poco efficaci. Per cui stiamo attenti a non rischiare di dare illusioni alle persone che con l’applicazione di certi strumenti si risolvono le cose». Insomma, lo scetticismo dell’ex mr. Expo è evidente.
Ma procediamo con ordine. II tema è tornato agli onori delle cronache dopo la firma, da parte del Questore di Milano, Marcello Cardona, dell’ordinanza relativa ad allontanamenti e Daspo urbani. Si tratta dei due nuovi strumenti delle forze dell’ordine in base al decreto Minniti, che consentiranno di contrastare degrado e microcriminalità garantendo più sicurezza.
Come spiegato dalla dirigente Anticrimine della Questura, Alessandra Simone, l’ordine di allontanamento «è di 48 ore e può essere eseguito da tutte le forze di polizia» per persone in stato di ubriachezza molesta, parcheggiatori abusivi e per «chi commette atti contrari alla pubblica decenza». In caso di trasgressione nello stesso luogo, è prevista una sanzione dai 200 ai 600 euro. Nel caso in cui un soggetto violi più ordini di allontanamento dalla stessa zona, il Questore può decidere di emettere un Daspo urbano, impedendo al trasgressore di accedere in quell’area fino a 6 mesi. E come extrema ratio, scatta l’arresto fino a 3 mesi o l’ammenda.
Ora, per quanto la dirigente dell’Ufficio prevenzione generale della questura di Milano, Maria José Falcicchia, abbia parlato di «uno strumento in più per chi ogni giorno effettua attività di contrasto al reato e per chi previene gli stessi lavorando sul concetto di sicurezza percepita», finora a Milano non è mai stato applicato alcun Daspo.
Durante la conferenza stampa sono stati divulgati alcuni dati relativi a reati e rimpatri: nei primi 4 mesi del 2018 i reati in città sono in calo del 12% rispetto allo stesso periodo nel 2017, mentre riguardo i rimpatri, da inizio anno ne sono stati effettuati 420 (come annunciato da Tiziana Liguori, dirigente dell’Ufficio immigrazione). Altri 100 stranieri che non è stato possibile espellere subito sono stati portati nei Centri permanenti per il rimpatrio (nel 2017 sono stati attuati 1200 rimpatri e 300 accompagnamenti al Cpr). Difatti, non basta non essere in regola con il permesso di soggiorno: per essere ricondotti al loro paese d’origine i soggetti devono anche «risultare pericolosi».
Eppure, a riprova dell’inefficacia del mezzo, il sindaco di Milano ha citato il caso di Sesto San Giovanni, dove «hanno chiesto 200 Daspo e gliene hanno accordati 2». Non si fa attendere la replica del sindaco Roberto Di Stefano (Fi): «A Sesto il Daspo ha funzionato alla perfezione, tant’è che abbiamo allontanato 230 persone e inserito la misura nel regolamento della polizia locale, con voto unanime del consiglio. Sala venga a fare un giro da queste parti, noterà una certa differenza con Milano». Dal canto suo, la consigliera Silvia Sardone invita il sindaco a «non farsi condizionare dalla sinistra estrema, visto che stiamo parlando di una misura prevista dal suo compagno di partito Minniti».
Infine, Sala ha promesso che «assieme ad Anna Scavuzzo realizzeremo una mappa completa dei luoghi sensibili». Peccato che di mappe simili ne esistano già 9, una per municipio: e a chiederle è stato il Comune, ai tempi dell’ex assessore alla Sicurezza Rozza. Nel febbraio 2017 ogni Municipio ha fornito un elenco dettagliato dei luoghi critici in vista del «piano telecamere», che la sinistra ha dimenticato in un cassetto.
Andrea E. Cappelli (Libero)
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