Catena umana in via Padova: la marcia pro migranti è un flop

Milano

Associazioni in piazza, il centrodestra: «Altro che integrazioni, serve più sicurezza»

Milano 7 Maggio –  Mentre uno sparuto gruppo di anarchici e vecchi arnesi dell’estrema sinistra si è riunito sabato pomeriggio in piazza Duca d’Aosta per marciare contro l’Eni e i “poteri forti”, lungo via Padova una compagine altrettanto sfilacciata ha formato una “catena umana” a favore dell’integrazione e della convivenza pacifica tra tutti i popoli.

L’iniziativa ha visto l’adesione di alcune associazioni della zona, per le quali «via Padova è da sempre una via di migranti. In passato ha accolto migliaia di immigrati arrivati da ogni parte d’Italia e lo stesso accade oggi quelli provenienti dall’Asia, Africa, America latina e da altri paesi europei».

Nelle intenzioni degli organizzatori il luogo deve rappresentare «la possibilita di vivere bene insieme, dove tutti coloro che vi abitano possano costruire un futuro per sè e per i propri figli, senza discriminazioni

I partecipanti all’iniziativa – organizzata dal coordinamento “Via Padova, via del mondo” – si sono dati appuntamento in tre diversi luoghi di ritrovo: via Predabissi, via Cambini, via don Orione, in un percorso di 4 km che ha collegato piazzale Loreto a Crescenzago.

Eppure, quella zona di Milano non deve la sua fama al gioioso passaggio delle genti di tutto il mondo, quanto ai casi di violenze, furti e omicidi che si verificano con cadenza regolare da diverso tempo. L’ultimo in ordine cronologico risale al 26 aprile scorso, quando alle 21.30 circa, un rumeno di 42 anni è stato assassinato al termine di una rissa scoppiata fuori da un locale al civico 179; la vittima è deceduta poche ore dopo per emorragia cerebrale.

Stiamo parlando della stessa zona dove fino a un mese fa sorgeva il “fortino della droga” di via Cavezzali, sede di spacciatori, delinquenti, occupanti abusivi e sbandati. Per liberare il residence – ubicato in una traversa di via Padova – ci sono voluti ben 700 agenti, con un bilancio finale di 43 indagati e un centinaio di appartamenti liberati.

Dura Silvia Sardone, per la quale «con la patetica catena umana contro un inesistente razzismo, la sinistra ha voluto caratterizzare Via Padova come luogo simbolo dell’inclusione e dell’integrazione. Peccato sia esattamente il contrario: la zona è un ghetto multietnico con problemi gravi che non si risolvono con inutili manifestazioni ideologiche». A detta dell’azzurra, «i cittadini chiedono sicurezza, lotta al degrado e riqualificazioni e la sinistra risponde con gli slogan. Non capiscono che le esigenze del quartiere sono l’esatto contrario della loro propaganda terzomondista pro accoglienza».

AEC (Libero)

1 thought on “Catena umana in via Padova: la marcia pro migranti è un flop

  1. Era logico che a Milano il risultato della la marcia pro-migranti diventasse un flop.
    Infatti gli italiani sono stufi di pagare supertasse e di sentirsi ospiti a casa propria grazie a questo stato assente e presente solo per derubarli.
    Ovviamente oltre a una parte di migranti hanno partecipato solo italiani e i mediatori culturali coinvolti nel giro dei migranti stessi. Questi nostri connazionali sono veramente tanti e insieme ai mediatori culturali si guadagnano lo stipendio grazie a questi poveracci che sono sfruttati in tutti i sensi. Insomma queste persone nel nostro paese sono la classica vacca da mungere. Come in fondo lo sono gli italiani per il nostro stato.

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