La Dea riacciuffa il Diavolo in extremis. Masiello ferma il Milan sul più bello.

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Atalanta-Milan 1-1

Milano 14 Maggio – Dopo la batosta contro la Juventus, in molti si aspettavano un tracollo psicologico del Milan contro la squadra più in forma del campionato. L’Atalanta sembrava dover passeggiare sui resti del Diavolo, così non è stato.
A Bergamo c’è stata una vera e propria guerra sportiva con il record stagionale della serie A per cartellini sventolati in una sola gara, 10 ammoniti e 2 espulsi (uno per parte). Il dato racconta di una partita tesa e sentita, interventi duri e nervi scoperti. E pensare che mancherebbero all’appello almeno un paio di gialli nel primo tempo per i bergamaschi che danno vita ad una corrida inaccettabile. Ogni ripartenza rossonera è fermata a suon di trattenute, falli tattici e nei casi peggiori da ginocchiate e calcioni che Suso e compagni subiscono. A farne le spese è Biglia, costretto ad uscire per una ginocchiata volante del connazionale Papu Gomez sulla schiena, data di proposito e a palla lontana proprio nel punto in cui l’argentino del Milan si è infortunato alle vertebre meno di tre settimane fa, un problema che rischiava di fargli saltare il mondiale e che adesso andrà rivalutato nei prossimi giorni.
Non averla persa, per il Milan, significa aver ritrovato subito il giusto furore agonistico e non era facile dopo la sconfitta pesante subita in finale di Coppa Italia contro la Juventus.
La vittoria pomeridiana del Cagliari contro la Fiorentina aveva dato la chance ai rossoneri di poter chiudere il discorso sesto posto vincendo sul campo dell’Atalanta, gli uomini di Gattuso stavano quasi per farcela grazie al vantaggio dell’ex atalantino Kessie dopo un’ora di equilibrio, ma allo scadere è arrivato il testone di Masiello a rovinare tutto sul più bello, con Donnarumma ancora una volta non impeccabile.
L’Atalanta ha meritato il pareggio, il Milan dopo il gol del vantaggio è scomparso dal campo senza più riuscire a ripartire con i bergamaschi che martellavano l’area rossonera. Facendosi schiacciare, il Milan ha concesso il pari a 2′ minuti dalla fine, epilogo già visto in stagione, quando il Milan si abbassa e non riparte più, alla fine gli avversari trovano la rete.
L’obiettivo minimo è stato centrato, il Diavolo parteciperà alla prossima Europa League, se facendo i preliminari da luglio o entrando direttamente nei gironi dalla porta principale lo stabilirà l’ultima giornata di campionato, col Milan che affronterà la Fiorentina in casa e l’Atalanta impegnata a Cagliari.
Il settimo posto significherebbe preliminari infiniti, il sesto accesso diretto.
Sembra poco, invece per preparare la prossima stagione, il piazzamento di quest’anno fa tutta la differenza del mondo.

Analisi tattica.

Gattuso manda in campo il solito 4-3-3 con Kalinic, Abate e il rientrate Biglia, preferiti a Cutrone, Calabria e Locatelli per puntare più sull’esperienza.
Il primo tempo si gioca sostanzialmente in mezzo al campo, le squadre sono corte e non lasciano spazi. Il Milan cerca di sviluppare sugli esterni ma Suso è sempre raddoppiato e non salta mai l’uomo mentre Calhanoglu sembra l’ombra di se stesso. Biglia allora prova ad appoggiare la manovra su Kalinic che si muove bene da centravanti e regala sponde interessanti per gli inserimenti delle mezzali. Il pressing è asfissiante per entrambe le squadre che faticano a far girare la palla, il diluvio che si abbatte su Bergamo non aiuta anche se il terreno regge benissimo la pioggia.
Nel secondo tempo le squadre si allungano un po’ e lo spettacolo ne giova, il pressing più alto dei rossoneri non è del tutto organizzato e L’Atalanta riesce a distendersi in avanti in contropiede quando il Milan perde palla al momento di rifinire l’azione.
Quando il Milan attacca con almeno 6 uomini qualche preoccupazione all’Atalanta la crea, è da una di queste situazioni che arriva il vantaggio.
L’ingresso di Ilicic tra i bergamaschi toglie i punti di riferimento alla difesa rossonera, l’Atalanta si alza sempre più e gli inserimenti senza palla diventano incontrollabili fino a trovare il pareggio.

Servono idee chiare sul mercato.

Mirabelli, dichiarazioni non da Milan.

Quando si programma il mercato estivo servono idee chiare e precise per costruire la rosa adatta a giocare la stagione che verrà. In casa Milan, oggi, queste sembrano mancare.
Gattuso ha messo nel carrello della spesa 4 calciatori d’esperienza, non ha fatto ovviamente nomi, ma ha detto che per essere più competitivi vorrebbe gente esperta, leader e che sappia giocare a calcio.
Alla cassa però c’è Mirabelli che, almeno stando alle sue parole, non sembra essere così d’accordo. Il DS rossonero infatti, dopo la partita di Bergamo ha dichiarato che il campionato italiano non ha appeal e che si punterà su potenziali campioni.
Ora, che la Serie A non sia più un torneo attraente come qualche anno fa è scontato, ma non stiamo nemmeno parlando del campionato austriaco, con tutto il rispetto per il movimento calcistico d’Austria.
È ovvio che gente come Cristiano Ronaldo e Messi molto probabilmente non verranno a giocare in Italia, forse alla Juventus ma non di certo al Milan che non gioca la Champions, però dire che il Milan può puntare solo su potenziali campioni non fa parte della dimensione Milan e questo Mirabelli deve cominciare a capirlo.
Il Milan qualche progetto di campione in rosa ce l’ha: basta pensare a Conti che rientrerà dall’infortunio, Romagnoli che è ormai una certezza e può ancora crescere, Kessie, Calhanoglu, Cutrone e per finire André Silva, anche se quest’ultimo è dato in partenza.
Al Milan non mancano certo i bravi giovani, ha ragione Gattuso, al Milan manca ancora qualche condottiero esperto che possa far crescere questi giovani e dire ancora la sua, perché Bonucci e Biglia lo sono ma non bastano.
Tra i progetti di campione non dimentichiamoci di Donnarumma. Il portiere rossonero è stato stracriticato e in parte giustamente, ma resta un potenziale campione, a prescindere da quella che sarà la sua futura squadra. Se resterà al Milan, il Milan dovrà tutelarlo, questo compito spetta alla dirigenza, prendendo esempio da Gattuso che ormai stufo delle continue chiacchiere che destabilizzano il ragazzo, ha detto che non è possibile che “qualcuno” (il riferimento a Raiola è abbastanza chiaro) metta in giro voci su una sua cessione ogni volta che il Milan deve affrontare una partita o un periodo delicato.
Tutto questo ovviamente se Donnarumma vorrà restare e, questo oggi, è un “se” molto grosso.

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Andrea Mutti

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