Occupazioni case popolari: anche 6 dipendenti delle mense comunali tra gli abusivi Mm

Milano

Antonio Barbato, l’ex comandante della polizia locale, accusa il Comune di aver «pilotato» gli allontanamenti. 

Milano 15 Maggio – Pubblichiamo qui di seguito l’inchiesta di Gianni Santucci per il Corriere sulle strane modalità di sgombero delle case popolari MM occupate abusivamente.

“A fine dicembre 2016, due ispettori Mm salgono in un palazzo popolare di via Caltagirone, a Bruzzano. Sono lì per una verifica su un’occupazione. L’abusivo spiega di «essere dipendente di una cooperativa per Milano Ristorazione», la società del Comune che serve i pasti per scuole, asili, residenze per anziani. È una situazione paradossale: l’uomo, seppur indirettamente, vive con uno stipendio pagato dal Comune; allo stesso tempo, occupa abusivamente una casa popolare, sempre del Comune. E non è il solo. Perché quello stesso giorno gli ispettori verificano anche un secondo contratto, allo stesso indirizzo. E scoprono altri due occupanti «storici», abusivi da una decina d’anni. Entrambi dichiarano di lavorare per Milano Ristorazione (anche loro, è presumibile, attraverso cooperative — è bene precisare che l’azienda comunale non ha alcuna responsabilità). In entrambi i casi, gli abusivi reagiscono male alla visita degli ispettori, dicono di essere in contatto con i sindacati e i comitati inquilini di zona, e che non hanno alcuna intenzione di lasciare l’alloggio.

In via Caltagirone, più o meno negli stessi giorni, viene però «censito» anche un altro abusivo, che ha più di vent’anni di occupazione alle spalle. Ultimamente è stato segnalato da altri abitanti perché ogni tanto esagera con l’alcol. Anche in questo caso, a spiazzare gli ispettori, è il suo impiego, a certificazione del quale mostra anche i documenti: dipendente della Regione Lombardia. Presi così, questi casi, parte dei mille abusivi nelle 28 mila case del Comune, raccontano la complessità di quel mondo a parte che sono gli alloggi popolari e le difficoltà di chi si trova a gestirli (Metropolitana milanese ha preso in carico il patrimonio immobiliare di Palazzo Marino dal 2015, ereditando molte situazioni dall’Aler).

 Oggi però la gestione delle case popolari è finita al centro di un paio di corpose e articolate denunce. Entrambe arrivano da appartenenti o ex appartenenti alla polizia locale (una, già depositata, è dell’ex comandante Antonio Barbato). Gli esposti accusano il Comune di aver alterato le procedure stabilite dalla Prefettura per decidere gli sgomberi e di aver «pilotato» gli allontanamenti degli abusivi dagli alloggi. Obiettivo: acquisire consenso politico ed elettorale nei quartieri. Tutto questo sarebbe avvenuto dopo l’insediamento della giunta Sala, ostacolando il regime di regole che Comune e Prefettura avevano concordato per riportare la legalità nelle periferie a partire dal 2014.

Di fatto, a Palazzo Marino, l’assessorato alla Casa si sarebbe defilato, lasciando il tema sgomberi in mano alla Sicurezza, dove le decisioni sul «dentro o fuori» degli abusivi venivano prese con criteri più politici e meno tecnici, presentando poi alla Prefettura, titolare e garante delle decisioni, elenchi già «scremati». Ciò sarebbe avvenuto attraverso una struttura che ruotava intorno a un singolo vigile, al centro di una rete di referenti tra comitati di quartiere e gruppi di cittadini nelle periferie. L’ex comandante Barbato sostiene che questa struttura operasse in qualche modo fuori dalla sua conoscenza. L’ex assessore alla Sicurezza Carmela Rozza (ora in Regione) ribatte e ribadisce: «Il comandante è sempre stato informato e ci sono i documenti, firmati anche da lui, che lo certificano».

Il Corriere ha potuto consultare una corposa mole di atti e corrispondenza interna, attraverso la quale è possibile ricostruire come funzionasse il meccanismo. L’agente di polizia locale chiedeva informazioni ai comitati e riceveva segnalazioni sui profili delle famiglie abusive. In uno di questi scambi di notizie, ad esempio, il vigile raccoglie dal «territorio» l’indicazione di «salvare» due famiglie di via Cogne e via Pascarella: una «lavora per “le mense” e non crea problemi»; nell’altra, il capofamiglia «lavora per Milano Ristorazione. Da non mettere in programmazione (per uno sgombero, ndr».

Tema scivoloso. Chi attacca sull’«uso politico degli sgomberi» ritiene che questo allargamento della base informativa a «soggetti non titolati» sia una distorsione di procedure delicate, che dovrebbero essere gestite con la massima trasparenza da soggetti istituzionali (Mm, polizia locale e commissariati, con l’approvazione della Prefettura). Dall’altra parte, l’assessore Rozza rivendica l’efficacia del metodo e la sua correttezza: «Lo scambio di informazioni con i quartieri l’ho sempre incentivato. Il problema, semmai, è il contrario: le istituzioni ascoltano troppo poco i cittadini, e dunque noi abbiamo cercato di ascoltarli il più possibile, di riceverli sempre. I cittadini sono stati semplicemente una fonte in più, per comprendere i problemi delle case popolari, e tutte le segnalazioni sono state poi gestite e vagliate dalla polizia locale e da Mm. Secondo una chiara direttiva: allontanare, come priorità, gli abusivi che delinquono, minacciano e prevaricano».

Per quanto è stato possibile ricostruire, il dipendente di Regione Lombardia è stato sgomberato. Delle sei famiglie che lavorano per cooperative al servizio di Milano Ristorazione, cinque sono ancora in una casa abusiva, solo una è stata sgomberata (a gennaio scorso): era anche l’unica con un profilo criminale, legata da stretti vincoli ai gruppi storici della malavita di Bruzzano/Comasina.”

Sull’argomento si è espresso anche Gianluca Comazzi capogruppo di Forza Italia in Regione Lombardia  “Se quanto emerso dagli esposti di agenti (o ex agenti) della polizia locale corrispondesse al vero, siamo di fronte a un fatto gravissimo, del quale la giunta di sinistra dovrà rispondere ai cittadini. Chiediamo al sindaco Sala di fare chiarezza quanto prima nelle sedi opportune, per fugare ogni dubbio su quella che potrebbe essere una pagina nera nella storia del Comune di Milano”. Per l’esponente azzurro “sarebbe utile ascoltare l’ex comandante dei ghisa Antonio Barbato perché la vicenda merita di essere approfondita in ogni suo aspetto. Lo dobbiamo ai tanti cittadini che potrebbero essere rimasti penalizzati da eventuali scorrettezze”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Moderazione dei commenti attiva. Il tuo commento non apparirà immediatamente.

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.