Erba alta e aiuola in abbandono, la “giungla” di piazzale Loreto

Milano

Milano 17 Maggio –  Sembra la selva oscura dantesca, o la foresta amazzonica, o la giungla, o l’Aspromonte, ma si tratta del piazzale più celebre della nostra penisola, passato alla storia sia perla fucilazione di quindici partigiani antifascisti nell’agosto del 1944 sia per lo scempio compiuto nell’aprile del 1945 sui cadaveri di Benito Mussolini, di Claretta Petacci e di diciotto gerarchi fascisti, appesi a testa in giù alla pensilina del distributore di benzina all’angolo con corso Buenos Aires dopo essere stati ricoperti di sputi. Si tratta di piazzale Loreto, che ospita una delle stazioni più grandi e frequentate della metropolitana milanese, punto di incontro delle linee Rossa e Verde. Il famoso e affollato piazzale, sul quale transitano ogni giorno migliaia e migliaia di persone, versa in uno stato di totale abbandono, che salta agli occhi di coloro che giungono in città e che regala a Milano una veste sciatta che non le si addice.

L’erba è diventata tanto alta da superare la misura di due uomini messi uno sull’altro. La vegetazione è fitta ed impenetrabile. Quando il vento è forte, le piante erbacee, che non hanno mai visto l’ombra di un giardiniere né di una cesoia, rischiano di diventare un pericolo per i numerosi automobilisti che attraversano il largo per dirigersi verso il pieno centro o per lasciare la metropoli. Le piazze principali di Milano sono da sempre curate, ricche di fiori variopinti, in ordine. Piazzale Loreto, che pure è centrale ed ha una posizione strategica, invece, sembra non avere importanza per il Comune e che essa rappresenti un valico, una sorta di zona di confine tra la Milano che merita e quella che non merita, tra il centro e la periferia. Eppure la metropoli si estende anche oltre il piazzale, continua su viale Monza e via Padova, strade estese ed importanti, ricche di palazzi storici e dotate di un grande fascino. Chi sbuca dai sotterranei della metropolitana di Loreto viene assalito dalla tristezza scontrandosi con quella fatiscenza.

Inevitabile chiedersi se sia normale che nel cuore pulsante di una città, e non in aperta campagna, l’erba possa raggiungere i tre o quattro metri di altezza senza che nessuno intervenga, quando dovrebbe avere lo spessore di qualche centimetro. Eppure i milanesi si sono quasi abituati a quello spettacolo desolante e squallido che vedono ogni mattina e ogni sera. Sarebbe il caso di darci un taglio nonché di recuperare i nostri aspetti distintivi: decoro ed efficienza. Prima di toccare il cielo con un filo d’erba.

Azzurra Noemi Barbuto (Libero)

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