Milano 19 Maggio – Spazi pubblici (anche in centro) aperti alle più svariate religioni, dove laici, buddisti, islamici possono concedersi un momento di raccoglimento o celebrare battesimi, matrimoni, la morte di una persona cara. Anche Milano sta pensando di aprire delle «Stanze del silenzio o dei culti» in città come a Torino o Bologna. Esistono già delle sale del commiato a Lambrate o al Maggiore, dove si possono trattenere i parenti di defunti che hanno preferito il funerale laico, ma «sono spazi dedicati solo all’ambito della morte e all’interno di cimiteri, oltretutto stiamo pensando a un riallestimento ma tutti momenti importanti delle persone hanno bisogno di essere ritualizzati e ci vogliono spazi adeguati in città» spiega l’assessore alla Trasparenza Lorenzo Lipparini. Ieri in Sala Alessi a Palazzo Marino ha fatto da padrone di casa all’incontro dedicato alla «Stanze dei silenzio e/o dei culti come momento di integrazione tra istituzioni e comunità» promosso dalla Società perla cremazione di Milano (Socrem) e il Gruppo nazionale di lavoro perla stanza dei culti nato due anni fa e con 120 soci (accademici, ricercatori, professori ordinari e giuristi che in realtà coinvolgono anche le loro associazioni). La stanza del silenzio, come spiegano i coordinatori del progetto, è un luogo di raccoglimento e di riflessione, non connotato da simboli religiosi e quindi prevalentemente laico. La stanza dei culti invece è progettata per essere un luogo aperto e accogliere le più svariate religioni. In genere si costituisce grazie all’accordo tra le varie confessioni che ne usufruiranno. I simboli, anche in questo caso, non vengono esibiti, però sono messi a disposizione di quanti li richiedono e servono spazi dedicati dove conservarli. «Bisogna fare una fotografia attenta dei cittadini oggi e lavorare in modo cooperativo per rispondere alle esigenze di una società multiculturale e secolarizzata» afferma l’assessore radicale. Milano «dovrebbe potenziare le cappelle interreligiose e aconfessionali esistenti e procedere nel percorso per portare sale del commiato in cimiteri e ospedali e stanze del silenzio, luoghi dell’interiorità profonda, in carceri, stazioni e aeroporti attraverso protocolli di intesa e patti di collaborazione con quei soggetti interessati alla loro creazione e gestione». Fa presente che «bisogna prestare attenzione soprattutto ai singoli cittadini che magari non hanno neanche alle spalle dei gruppi organizzati» – chi non frequenta ad esempio centri islamici o buddisti – «e oggi non saprebbero a chi rivolgersi per celebrare un matrimonio o un battesimo». Sottolinea che per sviluppare percorsi di questo tipo sarebbe importante la collaborazione con le varie comunità religiose. Porta ad esempio Torino, dove «israeliani e palestinesi condividono un immobile industriale dismesso, magari in futuro si riuscirà a fare anche qui». Intanto Lipparini ragiona sulle ipotesi concrete con il vicesindaco Anna Scavuzzo e l’assessore ai Servizi funebri Roberta Cocco. «Non abbiamo ancora ipotizzato spazi precisi, ci arriveremo a valle – spiega ancora Lipparini – ma le stanze dei culti si potrebbero inserire nel progetto di amministrazione condivisa che portiamo avanti da anni: cittadini e associazioni si prendono in carico beni del Comune che necessitano di lavori di manutenzione e poi li gestiscono insieme, non punta sull’uso esclusivo da parte di una comunità ma sulla collaborazione. Diverse entità potrebbero unirsi e cogestire spazi dedicati ai riti e alla spiritualità». Insiste: «Non ipotizziamo di costruire immobili nuovi ma di dotare gli spazi che già abbiamo a disposizione».
Chiara Campo (Il Giornale)
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