Ieri Bramini, imprenditore Brianzolo nel settore asporto rifiuti, è stato sfrattato dalla casa che aveva ipotecato per dar da mangiare alle famiglie dei suoi dipendenti. Sempre avanzando 4 milioni dallo Stato, che non lo paga da sette anni. E che ormai non lo pagherà più. Ma che, in compenso, è riuscito a rovinare la vita a lui ed alla sua famiglia. In questa storia c’è tutto quello che non va nel nostro sistema economico. Vediamolo per punti:
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Bramini vince appalti su appalti al sud nel periodo dell’emergenza rifiuti. Ve la ricordate Napoli, all’epoca? Ecco, lui la ripulisce, insieme a molti altri. Solo che a lui i soldi non arrivano mai. Poi non domandiamoci perché il business dei rifiuti è lucrativo ed in mano alla mafia. Un imprenditore onesto, che fa prezzi di mercato, non può vivere con l’incubo dell’insoluto. La mafia, d’altronde, sì. Perché ricicla denaro. Per cui, se ha bisogno di soldi puliti, può anche aspettare, a due condizioni: che i soldi arrivino, alla fine, e che siano tanti. Tanto il loro sistema di recupero crediti è incredibilmente efficiente e non ingorga certo i tribunali.
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Per salvare i dipendenti, che in questo paese sono comunque garantiti, ci mette sopra la casa. Ovviamente nessuno piange per lui, è un imprenditore, dopotutto. Io, però, le prefiche da baraccone che piangono sui diritti dei lavoratori perduti le avrei volute ieri, davanti alle porte della sua villa. Perché, lui, i lavoratori li ha garantiti. Ed ha perso tutto. Io ho visto sfilate di politici, di portaborse, di addetti ai lavori. Ma non c’erano, almeno stando alle cronache, le centinaia di persone che su quei soldi hanno mangiato. Non c’era la Camusso. Non c’erano i Confederali, a difendere chi si è sacrificato per quelli che loro, in teoria, difendono. Non erano là a ringraziare. A restituire il favore. Ad incatenarsi. No, affatto. Quindi, delle due l’una: i giornali hanno riportato male la vicenda, nascondendo le migliaia di sindacalisti uniti all’imprenditore nella lotta, oppure sacrificarsi per i lavoratori, in questo paese, è una cosa senza senso. Vedete voi, io non giudico. Ma se succedesse una cosa simile nelle mie imprese, prima dell’ipoteca, partirebbero i licenziamenti.
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A muoversi sono stati Cinque Stelle e Lega. Ovvero gli stessi che vogliono cancellare il debito pubblico Italiano con un tratto di penna. So che la cosa apparirà controintuitiva, ma il giochino della cancellazione forzata del debito, direttamente o indirettamente, ricadrà su migliaia di Bramati, che non rivedranno più i soldi prestati. La possiamo chiamare BCE, ma stampare soldi per cancellare i debiti, significa impoverire un intero continente per manifesta incapacità amministrativa. E davanti ad una tragedia causata proprio da questo mi parrebbe indelicato insistere sul punto.
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Che Forza Italia non abbia partecipato a questa vicenda urlando il dolore della classe imprenditoriale spiega tutto il disagio che il partito vive. A me delle nomine e dei nomi interessa poco. Ma la latitanza sulle idee e sui simboli fa sperare nell’asteroide politico. O comunicativo, in caso ce ne fossimo occupati, senza farlo sapere a nessuno.
Laureato in legge col massimo dei voti, ha iniziato due anni fa la carriera di startupper, con la casa editrice digitale Leo Libri. Attualmente è Presidente di Leotech srls, che ha contribuito a fondare. Si occupa di internazionalizzazione di imprese, marketing e comunicazione,