Nella lotta allo smog di Sala, c’è un mezzo dei ghisa fermo perché inquina, ma non viene sostituito

Milano

Milano 21 maggio – A giudicare dalle dichiarazioni roboanti di Beppe Sala e della sua giunta sulla Milano del futuro, libera dai gas nocivi dei veicoli inquinanti e sempre più smart, ci si immagina un’attenzione particolare su questi temi. Eppure, a giudicare dai fatti, la cura che gli attuali governanti dedicano alla questione è pari all’impegno sul fronte sicurezza: in entrambi i casi, la valutazione è da cinque in pagella. A dimostrarlo è una vicenda denunciata a più riprese dai sindacati della polizia locale, dove i due ambiti strategici appena presi in oggetto sono entrambi compresi. Stiamo parlando del tristemente celebre pullman che avrebbe dovuto garantire un maggiore presidio nel quartiere Corvetto, una delle zone più critiche della metropoli lombarda. Ora, come denunciato da Libero in un articolo del 6 settembre scorso, al posto del pulmino ipertecnologico promesso inizialmente (che a settembre 2017 ha subito un guasto alla pedana) il Municipio 4 si è visto recapitare un modello obsoleto e piuttosto inquinante, come rivelano le testimonianze dei ghisa. Tant’è che due mesi fa un agente ha affermato di avere avuto una crisi allergica a causa delle forte esalazioni che fuoriescono abitualmente dal mezzo. «Dopo quell’episodio il pullman è stato portato a fare manutenzione – racconta Giovanni Aurea, delegato Rsu della polizia locale -. Una quindicina di giorni fa è tornato nella nostra zona, ma a quanto sembra i tecnici gli hanno cambiato solo la batteria». Non è finita qui: l’ultimo capitolo di questa tragicommedia risale a questo venerdì, quando l’agente di turno, guidando la vettura, denuncia nell’apposito registro un guasto ai «sistemi luminosi e di emergenza» e «un forte odore proveniente dal gas di scarico». Come nel Gioco dell’Oca, dopo un annodi lamentele, malfunzionamenti e disagi si è tornati alla casella di partenza e il veicolo giace dentro la rimessa, come una balena spiaggiata. «Nessuno – prosegue Aurea – ha mai avuto la possibilità di visionare il libretto di circolazione o di ottenere informazioni precise sulla categoria del mezzo, essendo quest’ultimo sprovvisto di libretto al suo interno». L’ipotesi più accreditata è che si tratti di un euro 3, se non peggio. E il pensiero va immediatamente alle centinaia di automobilisti penalizzati dai varchi di Area C e in molti casi costretti ad acquistare una macchina meno inquinante per poter circolare senza problemi nel centro cittadino. Eppure, i vecchi diesel Palazzo Marino se li trova in casa. Vecchiotti e un po’ scassati, per giunta. Tralasciando le ripercussioni sul fronte della sicurezza (la scorsa estate il Pd aveva promesso una svolta, con una vera e propria centrale operativa su ruote, dotata di telecamere e monitor, per garantire la massima efficienza), una domanda sorge spontanea: che fine ha fatto il primo pulmino, quello moderno e tecnologico fermo ai box dal 6 settembre scorso? Come accennato poche righe sopra, ai tempi gli amministratori dissero che «si trattava di un problema tecnico alla pedana». Una volta sistemato sarebbe dovuto tornare a Corvetto. Invece, del suo destino non se ne è saputo più nulla. E i vigili ancora attendono spiegazioni. «Non solo non abbiamo ottenuto i 9 pullman richiesti, uno per Municipio – spiega Carlo Sibilia, consigliere Adpl -, ma da circa un anno abbiamo un mezzo malandato». Dopo 9 mesi di carenze è lecito pensare ci sia qualcosa che non vada.

Andrea Cappelli (Libero)

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