La mostra è visitabile fino al 3 gugno alla Triennale di Milano
Milano 23 Maggio – La mostra, aperta finoal 3 giugno negli spazi milanesi, offre anche una selezione di articoli e riviste originali, biglietti e altri memorabilia, accompagnati da contributi che fanno emergere il contesto musicale dell’epoca, internazionale e italiano, insieme a quello politico e sociale di tutta una stagione di storia italiana.
Cinquant’anni fa, era il 23 maggio 1968, il mondo musicale italiano fu di colpo sconvolto. Un mondo abituato ai film “musicarelli” (quelli dove recitavano nei loro stessi panni per esempio Gianni Morandi, Rita Pavone o Little Tony), fermo alle canzoni di Claudio Villa, Patty Pravo o Mino Reitano, limitato alle cover straniere riproposte in italiano. In quel mondo, già in fermento studentesco e in vena di cambiamenti epocali, arrivò nel Belpaese lui, il mitico Jimi Hendrix con il suo gruppo, un artista da due anni sulla cresta dell’onda e con già due album all’attivo.
La chitarra “folle e magica” di Jimi Hendrix suonò a Milano, a Bologna e a Roma e quello fu il suo primo e unico tour in Italia, pagato (dagli organizzatori) più o meno 10 milioni di vecchie lire. Fu come uno tsunami musicale, un’apocalisse delle sette note, per molti persino un miracolo vederlo dal vivo.
Per ripercorrere la storia e gli aneddoti di quella storica carrellata di date del chitarrista inglese, alla Triennale di Milano è in corso la mostra ‘Hey Jimi, The Italian Experience 1968’, curata da Enzo Gentile e Roberto Crema e ispirata dai materiali che i due hanno messo assieme per il loro libro Hendrix 68, The Italian Experience.
L’esposizione, dedicata a quello che indiscutibilmente è stato uno dei più grandi chitarristi della storia del rock, se non il più grande di sempre, presenta una selezione dei materiali raccolti nel volume dedicato a quella prima e unica volta in cui Jimi Hendrix e i suoi Experience (ovvero Noel Redding e Mitch Mitchell) vennero in tour in Italia, nel maggio 1968, a Milano, Roma e Bologna. Proprio a Milano, Jimi e la sua band si esibirono in un solo concerto serale al Piper Club, situato ai tempi negli spazi adiacenti alla Triennale.
In realtà i concerti previsti avrebbero dovuto essere due, uno pomeridiano e uno serale. Ma il primo fu annullato, con già la sala stracolma, dopo mille difficoltà (nessuno parlava inglese tra gli organizzatori, l’audio era terribile, il palco inesistente e per di più gli strumenti musicali di Hendrix erano ancora “bloccati” alla dogana dell’aeroporto Milanese di Linate). Quindi chi era entrato per il pomeriggio in pratica rimase sino a sera, e la sala del concerto sembrò scoppiare quando si presentò pure il pubblico del secondo concerto, cheandò a riempire anche i bagni e i corridoi, arrivando sino ai piedi di Hendrix, che non sapeva più come muoversi in quel caos.
Delle tre date italiane non esistono registrazioni audio e video ufficiali, ma solo il ricordo di chi è riuscito ad ascoltare dal vivo quei concerti e dai quali Gentile e Crema hanno raccolto le testimonianze, poi inserite nel libro (da Renzo Arbore a Dodi Battaglia, passando per Ricky Gianco, Fabio Treves, Maurizio Vandelli e molti altri artisti).
Divertente il ricordo narrato dal cantautore italiano Eugenio Finardi, venuto apposta all’inaugurazione della mostra milanese: “Avevo 16 anni e avevo acquistato il biglietto per il concerto di Hendrix del pomeriggio. Per andarci avevo raccontato una bugia, cioè avevo detto ai miei che sarei andato a studiare pianoforte per qualche ora da un amico. Purtroppo l’attesa quel pomeriggio durò tanto, tantissimo, Hendrix non veniva e il concerto slittava di continuo di ora in ora. Solo che ad un certo punto io sarei dovuto tornare a casa. Riuscii a resistere sino alla sera, Hendrix salì sul palco, suonò un brano, poi un altro e io allora decisi di uscire e tornare a casa, con dispiacere. Ai miei dissi subito che non ero stato a suonare il piano ma a vedere Hendrix. Mio padre mi guardò, sorrise e mi disse “Ma se ci tenevi tanto a quel concerto potevi anche restare, no?.”
La mostra, aperta da 17 maggio al 3 giugno negli spazi milanesi, offre anche una selezione di articoli e riviste originali, biglietti e altri memorabilia, accompagnati da contributi che fanno emergere il contesto musicale dell’epoca, internazionale e italiano, insieme a quello politico e sociale di tutta una stagione di storia italiana. E in mostra anche fotografie inedite scattate da chi assisteva, giovanissimo, a quel concerto.
Tra questi Lillo Giovara e Renzo Chiesa, le cui foto (insieme a quelle di Ezio Gionco, un altro spettatore) hanno consentito di raccogliere appunto del materiale inedito sulla presenza in scena e fuori del grande Hendrix. Curiosamente poi sia Giovara e sia Chiesa sono diventati, “da grandi”, due famosi fotografi.
Claudio Moschin (La Voce di New York)
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