Era il più atteso in ogni gara di salto, ma dopo la 4ª tappa della Coppa del Mondo di salto a ostacoli alla Fieracavalli di Verona il 6 novembre 2011, nessuno attenderà più la comparsa di Hickstead, un baio maschio di statura media di 15 anni vincitore della prova individuale alle Olimpiadi 2008 e campione del mondo. Quel giorno Hickstead, che era già da tempo entrato nella leggenda, aveva ormai ultimato il suo percorso di gara senza problemi dinanzi a una folla festante quando accadde il dramma. Anziché assecondare i comandi del suo fantino canadese Eric Lamaze, e raggiungere l’uscita del campo di gara, Hickstead cominciò improvvisamente a barcollare e, dopo aver indietreggiato di qualche passo con andatura sempre più incerta, si piegò sulla sinistra e stramazzò al suolo. Gli spettatori, che gli stavano tributando un’ovazione dopo il suo esercizio quasi perfetto, ammutolirono di colpo.
Hickstead, tra fremiti convulsi e penosi nitriti, cominciò a dimenarsi e scalciare nel vuoto, agonizzante davanti agli occhi impotenti del suo cavaliere e a centinaia di spettatori che erano giunti per assistere al suo trionfo. Invece assistevano alla teatrale morte di un campione. Una morte in diretta televisiva mondiale. Inutili gli immediati tentativi d’intervento da parte dei veterinari di servizio. Era deceduto in pochi minuti, ma aveva dato il massimo fino alla fine. I veterinari, che tentarono inutilmente di rianimare l’animale, preferirono non pronunciarsi subito sulle cause del decesso. Lo fecero solo in seguito all’autopsia. Massimo Castagnaro, ordinario di Patologia generale e anatomia patologica veterinaria all’università di Padova, che eseguì l’autopsia sul cavallo, affermò che si trattava della rottura dell’aorta nel suo primo tratto. Questa aveva provocato di conseguenza la fuoriuscita di sangue che si era accumulato nel pericardio, la membrana che avvolge il cuore, causando una compressione del muscolo cardiaco. Il cavallo, per il resto, era sanissimo, specificò il veterinario per escludere il sospetto di un qualsiasi tipo di trattamento con sostanze vietate. Purtroppo, disse, non si sarebbe potuto fare nulla per impedire il decesso, né per prevenirlo. La rottura di grossi vasi sanguigni avviene in genere per aneurisma, ovvero l’assottigliamento della parete del vaso, oppure per un trauma. Nel caso di Hickstead, non si è riscontrato nulla di ciò: si trattava di un cedimento strutturale. Il veterinario disse che era imprevedibile. Ma davvero lo era? O forse sottoponendo il cavallo a minor stress ciò non si sarebbe verificato? Ognuno si chiese, lecitamente, come un cavallo potesse essere sottoposto a ritmi sportivi incessanti, uscendo sempre vittorioso, e come il suo cavaliere non avesse pensato di risparmiarlo, partecipando egoisticamente a tutte le gare con lo stesso soggetto che gli assicurava i vertici della classifica. Inoltre Hickstead aveva subito un’operazione perché soffriva di coliche: una patologia diffusa nel cavallo che può essere causata da vari fattori, tra cui parassitosi, scorretta alimentazione, lunghi viaggi senza soste o troppo lavoro specie se dopo il pasto. Si tratta di una patologia grave che può causare la morte. Si ricorre all’intervento chirurgico nei casi più gravi; ma il proprietario di Hickstead dichiarò che non si trattava di niente di preoccupante.
Di certo, per molti, Hickstead era solo una macchina da soldi: si preoccupavano della sua salute giusto quanto bastava per preservarla efficiente. Tuttavia, la morte in diretta tv del campione non sconvolse solo il mondo di costoro. Molte persone sulle tribune, avvolte da un gelido silenzio, cominciarono a piangere l’eroe del salto a ostacoli più amato dell’ultimo decennio. Gli inservienti della pista subito circondarono l’ormai esanime Hickstead con i teloni azzurri, mentre un lugubre van bianco entrava sul campo di sabbia per portare via il corpo dell’animale. Molti altri fantini erano intanto accorsi sul luogo dell’incidente; qualcuno abbracciò anche Eric Lamaze che pure era scoppiato in lacrime. Hickstead se ne andò lasciando nella mente di alcuni umani il suo ricordo, e nelle tasche di altri i 3 milioni di dollari vinti galoppando in appena quattro anni. Ad altri ancora lasciò una parte del suo seme che era stato congelato con il compito e la speranza di ripetere il miracolo di selezionare un campione al par suo. Tutti costoro decisero unitamente di sospendere la gara, un fatto senza precedenti nella storia della Coppia del Mondo. Inoltre fu chiesto ai presenti di onorare la memoria di Hickstead con un minuto di silenzio. Il campione era nato in Olanda il primo marzo 1996. Poi era diventato canadese, ma aveva girato tutto il mondo, saltellando da un continente all’altro. Infine in Europa, dove era anche iniziata, ebbe termine la sua vita. Hickstead era molto conosciuto in Italia anche per aver vinto poco prima il Gran Premio Roma a Piazza di Siena. Tutti muoiono, ma solo pochi vivono realmente. Quelli che lo fanno entrano nella leggenda.
Tratto dal Libro “Cavalli e ronzini”
https://www.hoepli.it/ebook/cavalli-e-ronzini/9788827805336.html
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