Milano 28 Maggio – Sicuramente la solidarietà non può chiedere il patentino di povertà, ma attualmente i furbetti sono troppi. Scrive Annamaria Lazzari su Il Giorno “ Sembra l’edizione minore del mercato delle pulci in viale Puglie. Tre corsie con decine di «bancarelle» improvvisate che espongono merce varia il sabato mattina (ma il fenomeno si verifica in forma più discreta anche in altri giorni) in viale Toscana, nelle vicinanze del Pane Quotidiano. Un’associazione benemerita che distribuisce generi alimentari e vestiti gratis a chiunque versi in stato di bisogno.
«La fila di persone in difficoltà si allunga ogni anno: non ci sono solo stranieri ma anche tanti italiani che arrivano già verso le 8» racconta una residente della zona, Alessandra Ardemagni. Succede però che le persone bisognose siano il target del suk a cielo aperto che si sviluppa a ridosso del muro perimetrale che nasconde il cantiere del Campus della Bocconi, sorto al posto della Centrale del Latte. I traffici proseguono lungo le due banchine della circolare 90-91. Si barattano e acquistano a pochissimo formaggi, latte e persino gamberetti in salsa cocktail conservati sotto il sole o in grossi sacchi appoggiati a terra. Si avvistano bagnoschiuma, caricabatterie, «scarpacce» disposte in fila e vestiti che nella loro vita hanno visto troppe lavatrici, appesi sulla barriera che isola la corsa preferenziale. Spunta pure una bici, nuova con tanto di seggiolino, che un ragazzo di colore offre a «50 euro», di cui è legittimo domandarsi la provenienza.
Il problema è annoso. L’Unità Antiabusivismo, l’anno scorso, scoprì un vero e proprio sistema gestito da due egiziane, identificate e multate dalla polizia locale, nonché allontanate per due giorni con il Daspo urbano, perché rivendevano e barattavano cibo e bevande del Pane Quotidiano. In quell’occasione furono sequestrati quintali di alimenti per la maggior parte avariati e merce usata «maleodorante». La mercanzia è diminuita ma non scomparsa, con la novità che vestiti e scarpe sono adesso un business anche per migranti di origine subsahariana. «Si velocizzino le pratiche di riconoscimento dell’asilo e si agevolino le espulsioni per chi non ha diritto di rimanere» dice Michele Leopardi. In viale Monza 335, a Villa San Giovanni, sorge l’altra succursale del Pane Quotidiano, vicinissimo a molti palazzi residenziali. Nei giardini all’angolo di via Doberdò, gruppi di etnie diverse barattano il cibo ricevuto in dono. Nicola Quaranta, 74 anni residente in zona da decenni, è sul piede di guerra: «Alcuni vivono praticamente qui: di giorno hanno da mangiare e di notte si mettono su una panchina per dormire. Fanno i bisogni dove capita. Nell’area verde gli anziani e i bambini non ci possono mettere più piede. Siamo davvero stufi».
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