L’albero tra le ruote di Sala ancora non è stato tolto. Oggi il Corriere dà la notizia della decisione del giudice Giovanna Campanile di assolvere l’ex commissario unico di Expo e l’ex manager Angelo Paris dall’accusa di abuso d’ufficio nel procedimento con al centro l’appalto per la Piastra dei Servizi dell’Esposizione universale. Questa accusa riguardava l’affidamento diretto, senza gara, alla Mantovani spa della fornitura di 6mila alberi per arredare il sito espositivo. Ieri sono state depositate le motivazioni della scelta del giudice, ma la sfida potrebbe non essere chiusa qui. Dalla Procura generale infatti è subito filtrata la notizia che non basta un no: “I sostituti pg Vincenzo Calia e Massimo Gaballo stanno studiando le motivazioni e hanno 15 giorni di tempo per presentare il ricorso non più davanti alla Cassazione ma in Corte d’Appello, come ha stabilito una recente riforma” ha battuto l’Ansa.
Lo scontro nel palazzo che divenne famoso come simbolo di pulizia ai tempi di Mani Pulite non è dunque ancora finito. Non è bastata la triste fine di carriera di Edmondo Bruti Liberati, l’uomo che dimenticò in un cassetto una pesantissima inchiesta sull’operato della giunta Pisapia, e Alfredo Robledo, magistrato ribelle con altri scheletri nell’armadio. Le procure interne continuano a incrociare le spade. Quella di Milano, che ha anche piazzato Ciacci alla guida della Polizia locale, è in pace con l’Amministrazione cittadina. Quella Generale ha spesso dimostrato una certa indifferenza o insofferenza per il gruppo Sala. Su questo processo vedremo sei Calia e Gaballo troveranno appigli per un ricorso, ma i guai di Sala non sono finiti: questa mattina un altro giudice ha rinviato al 7 giugno il processo per falso in cui il sindaco è imputato. Riuscirà a togliersi anche questa castagna dal fuoco?
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