Milano 1 Giugno – Dopo l’appello dei sindaci di Milano per Mattarella, l’applauso del giornale simbolo della gauche. Ce n’è abbastanza perché il Pd cittadino, in tempi grami di soddisfazioni elettorali, si ringalluzzisca. E infatti ieri molti esponenti dem rilanciavano la paginata del giornale francese Le Monde con il seguente titolo: «Milano città aperta. La capitale economica italiana resiste all’onda del populismo». Un tassello perfetto della narrazione cara ai renziani (e agli ex renziani): l’Italia buzzurra premia Lega e grillini, ma la Milano progressista rappresenta invece il baluardo illuminato di una città amministrata dalla sinistra. «Milano resiste ai populismi, e il suo ruolo viene riconosciuto anche da Le Monde» esulta l’assessore all’Urbanistica Pierfrancesco Maran. Pierfrancesco Majorino rilancia l’articolo con un lapidario: «A Milano, intanto». Guai a confondere Milano con quei buzzurri, insomma. La narrazione del Pd, però, si frantuma subito sotto il titolo dell’articolo: la foto a corredo del pezzo, infatti, è quella della Torre Solaria di Porta Nuova, fiore all’occhiello della città e voluto da quei buzzurri del centrodestra, che per molti anni (il secondo mandato di Albertini e il quinquennio della Moratti) hanno visto al governo perfino la Lega (che all’epoca era ancora «Lega Nord»). Addirittura i simboli della Milano ultramoderna, come Porta Nuova e CityLife, all’epoca erano stati aspramente osteggiati da chi oggi guida la città. Il mito della Milano progressista si scontra proprio con secoli di storia della città, che da sempre ha saputo catturare il meglio di chi arrivava da fuori per arricchire la città e il suo territorio. Le tre torri di CityLife, osteggiate dal Pd per anni e anni, sono state disegnate da una iraniana, un giapponese e un polacco naturalizzato americano: alcuni architetti tra i migliori del mondo. Milano è grande, nonostante le balle del Pd.
Massimo Costa (Libero)
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