Miu, il gatto del mio amico Filippo, aveva una folle paura del veterinario. Aveva persino imparato ad associare la gabbia nella quale veniva obbligato a entrare per il trasporto con il camice bianco. Di conseguenza, ogni volta che vedeva la gabbia, scappava e rifiutava di farsi prendere. Alla vista del veterinario avvolto nel suo camice bianco, si scatenava poi come un pazzo. Miu aveva subìto un paio di operazioni e al camice bianco associava il dolore. Bast invece ancora doveva comprendere quale fosse il compito del veterinario, dunque non faticava a mantenersi tranquilla. Notai che nella sala d’attesa era messa in allerta dall’ambiente sconosciuto e dalla presenza di un altro cucciolo irrequieto, ma poiché la tenevo in braccio, sapeva di non aver nulla da temere. Quando il veterinario ci fece entrare nel suo studio, fece alcune carezze a Bast e si complimentò perché avevo saputo scegliere un cucciolo insolitamente affettuoso. Tuttavia ci fece sapere che le carezze sui felini devono essere effettuate con moderazione perché il loro pelo è ricco di terminazioni nervose ultrasensibili alle manipolazioni.
– Ecco perché il mio amico Filippo è sempre pieno di graffi! – esclamai. – Pensavo fosse sua abitudine stuzzicare il gatto, invece è più probabile che sia il pelo del suo gatto a essere estremamente sensibile.
– Già, è probabile – sentenziò il veterinario. – Non va però dimenticato che ogni animale ha un suo carattere proprio, come capita anche per gli esseri umani. Mentre parlava, visitava Bast che rimaneva pacifica con il pancino e le zampine in aria scambiando i gesti del veterinario come propensione al gioco.
– Quando un gatto si rotola sulla schiena e ci fa vedere la pancia, è segno di grande fiducia nei nostri confronti giacché in questa posizione si rende vulnerabile – disse mentre tastava Bast che fiduciosa continuava a tenere il pancino tondo e un po’ spelacchiato in bella vista. Notai persino che gli faceva le fusa:
– Sciocchina, non ti sta mica facendo le coccole! – dissi allungando la mia mano verso di lei per accarezzarla.
Dal libro ‘Dea di seduzione’ di Michela Pugliese
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