Milano 5 Giugno – Hanno trovato un cadavere nel porticciolo della Darsena, al Naviglio Grande. Era una donna e aveva 90 anni. Non si sa soprattutto la dinamica di una morte così drammatica: un atto volontario o una caduta accidentale? Pare avesse l’Alzheimer. Pare, secondo la cronaca, che il suicidio sia l’ipotesi più accreditata. Pare.., ma comunque sia è l’orrore di una morte che si è consumata in solitudine, è forse l’abbandono ad un gesto senza ritorno, forse il guizzo di una presa di coscienza dal baratro della malattia. Ma meraviglia il mistero di una morte senza testimoni. Meraviglia quell’andare alla ricerca di qualcosa, di un ricordo, di una suggestione. Forse voleva comprare il tempo, quel tempo di una Milano che sapeva cantare nelle osterie l’amicizia, che raccontava le piccole cose, che aveva il cuore in mano. Forse. E ripercorrere quelle strade, cercare il mistero degli angoli più nascosti, ascoltare il borbottio del Naviglio potevano restituirle la sua vita. Ma nel lampo di quella luce improvvisa non c’era spazio per quel suo andare lento e pieno di rimpianto. Forse. Perché le luci, i suoni, le risate sguaiate, quell’ossessivo andare chissà dove, chissà perché, non facevano parte del suo mondo. E comprare il tempo non si può.

Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano
anche in questo racconto senti la poesia trasparire da ogni frase. E’ il rimpianto di una Milano conosciuta nella giovinezza, così diversa da quella attuale.
NerA