Milano 20 Giugno – Le navi delle Ong che si spingono fino al confine, se non all’interno delle acque territoriali libiche, hanno favorito i trafficanti di esseri umani accrescendo il business della tratta. A sostenerlo non è un cattivissimo come Matteo Salvini ma il procuratore capo di Catania, Carmelo Zuccaro, che dal 2017 indaga su Ong e traffico di migranti e che il 16 giugno ha tenuto una relazione al convegno “Le nuove frontiere dell’immigrazione”, organizzato da Area Democratica, associazione di magistrati di sinistra.
STRATEGIE DEI TRAFFICANTI. Nel suo intervento, ripreso dal Fatto Quotidiano, un giornale che per quanto governativo non può essere certo ritenuto vicino alle istanze della Lega, Zuccaro sostiene che «a fronte di una domanda inesauribile proveniente dagli aspiranti migranti», i trafficanti di esseri umani hanno negli anni modificato le loro «modalità operative». Se prima accompagnavano i barconi «a ridosso delle acque territoriali italiane», «con il crescere del numero dei trasporti e con il maggiore presidio che le varie missioni navali nazionali e internazionali stavano realizzando nel Mediterraneo, sarebbe assai cresciuto il rischio che le navi dei trafficanti venissero intercettate, con conseguente arresto dei rei e sequestro delle navi».
ARRIVANO LE ONG. Per questo è stato «arretrato il raggio di azione delle imbarcazioni, facendo agire natanti più piccoli e più veloci nella fuga da utilizzare solo per l’accompagnamento dei barconi dei migranti. Per aumentare l’impunità in modo da renderla assoluta restava un solo ulteriore piccolo passo: fare in modo che i natanti dei “facilitatori” non dovessero più entrare in acque internazionali, il che comportava che le navi dei soccorritori avanzassero il loro fronte di azione».
Se i comandi delle missioni navali, comprendendo il gioco dei trafficanti, si sono «ben guardati dal farlo», a partire dagli ultimi mesi del 2015 «gli spazi delle acque internazionali lasciati liberi dalle unità navali militari è stato occupato dalle navi delle Ong», come l’Aquarius, «che per intercettare il maggior numero di migranti si sono spinte sino a ridosso del confine tra le acque territoriali libiche e quelle internazionali».
PIÙ SBARCHI, PIÙ MORTI. In questo modo, non solo le Ong hanno aumentato il rischio per la vita dei migranti, visto che i trafficanti hanno utilizzato «mezzi sempre più precari» per il trasporto, ma hanno costretto l’Italia a fare interventi di soccorso ancora più numerosi. Il procuratore di Catania accusa anche Malta di non presidiare la sua area di competenza (Sar, Search and Rescue), costringendo l’Italia a presidiare anche il tratto di mare che dovrebbero coprire i maltesi. La conseguenza di tutto questo si può spiegare con due dati: nel 2016 («anno del definitivo arretramento dei trafficanti al di qua delle loro acque territoriali») si è raggiunto un nuovo record di sbarchi in Italia (181.436 migranti) e di vittime nel Mediterraneo (5.022).
SERVONO AZIONI POLITICHE. Conclude Zuccaro: «Le dimensioni del traffico organizzato dei migranti non sono una variabile dipendente esclusivamente dal volume della domanda e da quello dell’offerta ma è condizionato dalle risposte che a livello politico e, solo in minima parte, giudiziario vengono adottate dalla controparte che è più di tutte coinvolta, e cioè l’Italia». (Tempi)
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