In America il cavallo si estinse per ragioni sconosciute già in epoca preistorica; fu in seguito alla scoperta del continente da parte di Cristoforo Colombo che vi fece ritorno. Il primo a organizzare una spedizione di conquista fu Hernán Cortés che approdò con undici navi, poche decine di cavalli e alcuni pezzi d’artiglieria. Per le popolazioni locali, l’arrivo degli europei equivaleva per noi oggi a quello degli extraterrestri. Molti tra gli indigeni credevano che gli spagnoli fossero divinità o inviati di forze soprannaturali. Come spiegare altrimenti la comparsa di uomini dalla pelle chiara vestiti con abiti di metallo dotati di armi che sparavano fuoco? In principio essi furono anche terrorizzati vedendo creature strane con molte teste su un corpo solo: gli Aztechi che vedevano gli spagnoli in groppa al proprio cavallo credevano infatti che animale e cavaliere fossero un’unica cosa. L’inquietante notizia che dalla costa erano in marcia dei mostri a quattro zampe con una parte dall’aspetto umano che usciva dal dorso si sparse velocemente. E’ certo che da un punto di vista psicologico gli indigeni rimasero interdetti. Gli spagnoli, da parte loro, seppero come strumentalizzare tutto ciò: fecero credere che il morso servisse ad impedire al cavallo di mangiarsi le persone. Si racconta anche che Cortez sfruttò il timore degli indiani nei confronti del cavallo conducendo presso un incontro con gli ambasciatori di Montezuma uno stallone a cui era stata fatta appena passare davanti una cavalla pronta per la riproduzione: agli ambasciatori gli si fece credere che il comportamento del cavallo visibilmente eccitato era dovuto alla ferocia dell’animale, e che solo loro sapevano come trattenerlo. Grazie ai cavalli, negli scontri che seguirono, un esiguo gruppo di spagnoli poteva tenere sotto controllo un numero elevato di indiani grazie ai cavalli.
Detto ciò, non ci si stupisce di come poco più di cinquecento uomini siano riusciti ad avere la meglio su milioni di individui. Se gli aztechi si fossero gettati in massa contro gli spagnoli, li avrebbero distrutti. Invece, a causa delle loro superstizioni, si logorarono in sciocce e inutili cerimonie, causando la propria rovina. L’ambasciatore azteco, quando incontrò lo spagnolo Hernán Cortés, decise che somigliava al dio Quetzalcoatl che, dopo un soggiorno sulla terra, era partito promettendo di tornare. E vedendo in Cortés il suo dio, come poteva non associarlo alla promessa di essere tornato? Lo vestì come il dio, poi informò il suo capo Montezuma il quale, prima dell’arrivo degli spagnoli aveva avuto un sogno funesto, dunque si convinse che si avvicinava la fine dl suo regno; così volevano gli dei. Più che combatterli, bisognava scendere a patti con loro. Cercando di impedire l’avanzata di Cortés, Montezuma fece l’errore di inviare un maggior numero di regali ma il fascino dell’oro risultò invece ancor più irresistibile per gli spagnoli.
Ciò che non fecero le armi di Cortés lo fecero le malattie che gli europei avevano portato con sé. I popoli americani, privi di contatti al di fuori del loro continente e spesso anche tra di loro, erano molto più deboli rispetto agli europei, che erano già entrati in contatto con altre civiltà. Ma soprattutto gli europei avevano addomesticato molte specie animali, che sono portatrici di microbi e malattie infettive.
Michela Pugliese
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