La grande bufala dell’insicurezza percepita

Attualità

Gli Italiani vogliono armarsi, e secondo Repubblica è tutta colpa di una paura irrazionale. Quando, in realtà, l’unica cosa irrazionale è la lettura dei dati Censis che la sinistra fa da almeno venti anni. Riporto, per completezza, il paragrafo dell’articolo di commento del giornale di De Benedetti:

Ma veniamo ai dati. Al primo posto per numero di reati denunciati c’è Milano, con 237.365 denunce nel 2016 (il 9,5% del totale). Poi Roma (con 228.856, il 9,2%), Torino (136.384, pari al 5,5%) e Napoli (136.043, pari al 5,5%). Anche considerando l’incidenza del numero dei reati denunciati in rapporto alla popolazione, Milano resta in vetta alla classifica, con 7,4 reati denunciati ogni 100 abitanti, seguita da Rimini (7,2), Bologna (6,6), Torino e Prato (entrambe con 6 reati ogni 100 abitanti). I reati nel 2017 sono in calo di oltre il 10% rispetto al 2016. E gli omicidi sono quasi dimezzati in dieci anni, da 611 a 343. Le rapine passano da 45.857 a 28.612 (-37,6%), i furti scendono da quasi 1,4 milioni a poco meno di 1,2 milioni (-13,9%).

Ora, delle due l’una: possiamo credere che i furti siano diminuiti perché sono diminuite le denunce dei medesimi, ma a quel punto dobbiamo credere che Napoli sia più sicura di Milano. Oppure possiamo pure dire che Napoli ha più criminalità di Milano e che le denunce dei reati ed i reati medesimi hanno vite diverse. In un paese dove la magistratura sembra non coltivare grandi slanci inquisitori verso i reati contro il patrimonio, in special modo quello privato, massimamente se detenuto da cittadini comuni, davvero ci stupiamo se il cittadino non sporge denuncia se viene derubato?

In tutto questo, cresce la voglia di armarsi e la certezza di non essere protetti. E questo nonostante le forze dell’ordine più numerose d’Europa, in relazione alla popolazione. Forze di polizia, va detto, sempre più anziane, sempre meno in strada e sempre più sindacalizzate. Aggiungeteci un sistema premiale pensato per tenere fuori dal carcere i delinquenti che hanno più a che fare con la vita di tutti i giorni e capirete molte cose. Ad esempio perché, finita la stagione dello stragismo e della guerra di mafia, ancora non pensiamo di essere fuori dai pericoli. Probabilmente, azzardo, perché non lo siamo.

Armarsi diventa, quindi, la via di fuga, anche solo onirica, ad uno stato di oppressione permanente da parte della microcriminalità, spesso straniera. Che definiamo micro solo perché chi ne scrive, di solito, è annoiato tanto quanto il giudice che dovrebbe metterlo in galera, ma non lo fa. E concorre con lui a quel distacco dalla realtà delle periferie che contraddistingue la sinistra.

1 thought on “La grande bufala dell’insicurezza percepita

  1. Noi italiani siamo meravigliosi. Fin tanto che non sei toccato da qualche furto o rapina la sicurezza è
    buona e in fondo il problema è solo insicurezza percepita. Qual’ora venga toccato l’orticello personale allora l’insicurezza non è più percepita, ma è necessario mettere in atto tutte le difese affinchè i cittadini siano protetti. Classico all’italiana.

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