Dopo tanti Festival, ci sarà anche il Festival dell’Unità. Un festival itinerante, diffuso, come si conviene per un partito in cerca d’autore e di consensi. E quel diffuso comprende anche alcune periferie che i Dem vedranno per la prima volta nello splendore del loro degrado. Pietro Bussolati, segretario Pd, annuncia : «Vogliamo offrire ai cittadini una proposta politica, culturale e di aggregazione aperta a tutti e come sempre innovativa. La festa dell’Unità rimane un momento politico centrale, dal quale ripartire con la nostra comunità e alimentare il dibattito politico, con idee e proposte rivolte non solo a Milano ma a tutta l’Italia». Il progetto è ambizioso, come sempre, anche se il problema del trasporto delle salamelle sarà risolto dai pochi volontari che sono ancora iscritti al partito.
Ma come mai è stata scartata la sede prestigiosa dei giardini Montanelli, già Teatro di una Festa dell’Unità memorabile con i maggiori azionisti del partito?
Forse si vergognano, ma è una mia personalissima opinione. Perché l’accoglienza senza se e senza ma ha eletto i giardini Montanelli come l’hotel con latrine e docce a cielo aperto preferite dagli africani. Un reportage di Libero riferisce “Le donne coi bambini si nascondono in mezzo alle piante. Lasciano i vestiti per terra e si lavano con le bottigliette d’ acqua che gli uomini riempiono dai fiumiciattoli del parco. Qualcuno si rinfresca all’ interno dei bagni chimici, altri invece si mettono in mutande ai piedi della cascatella vicino all’ ingresso di via Manin. I profughi attendono il loro turno come se fossero in fila alle docce pubbliche. Asciugamani in testa e sacchetti in mano…«Domenica mattina ce n’ erano tre che a turno si facevano la doccia nudi sotto la cascatella vicino alla gabbia dei leoni», racconta una signora. Mentre un altro habitué del parco parla di «bagni con bagnoschiuma nella roggia e bucato con detersivo nel laghetto». Tutto ciò può essere normale a due passi del centro, in un’ area che ogni guida turistica consiglia ai visitatori che arrivano a Milano?”
Ma il Comune ignora volutamente il problema. Anzi, considerato che bisogna integrarli senza traumi, consiglierei qualche palma qua e là come in piazza Duomo.
Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano