Il ministro Tria presenta al parlamento le linee guida del Mef. Nessuna manovra correttiva

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Il ministro dell’Economia Giovanni Tria si è presentato in audizione davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato per presentare la linee guida del suo mandato: «Il primo obiettivo dell’intero governo», ha spiegato, «è il perseguimento prioritario della crescita dell’economia in un quadro di coesione sociale all’interno di una politica di bilancio» che prevede la «continuazione della riduzione del rapporto debito Pil».

CRESCITA MODERATA NEL 2018. Ci sono, ha continuato il ministro, «rischi di una moderata revisione al ribasso per la previsione di crescita 2018». «Pur in un quadro positivo i dati recenti suggeriscono che la crescita sia continuata fino a tutto il secondo trimestre ma a un ritmo inferiore» dello stesso periodo del 2017 e «le stime interne più recenti indicano per il secondo trimestre un ritmo di crescita analogo» al primo.

ANDAMENTO ECONOMIA DIPENDE DA SPREAD. «L’andamento della finanza pubblica è sostanzialmente in linea se non migliore delle proiezioni, i dati del fabbisogno e l’andamento delle entrate suggeriscono che il trend positivo possa continuare nel secondo trimestre» ma l’andamento «della seconda metà dell’anno dipenderà anche dal mantenimento di una buona crescita dell’attività economica e dell’occupazione e anche dal livello dei rendimenti dei titoli di Stato che saranno in emissione», ha spiegato ancora il titolare del Mef.

NESSUNA MANOVRA CORRETTIVA. Tria ha poi spiegato che l’Esecutivo non prevede manovre correttive per il 2018: «Non è intenzione» del governo «adottare alcuna misura correttiva in corso d’anno» così come si eviteranno «misure che possano peggiorare i saldi», ha detto spiegando che è «ancora possibile chiudere il 2018 con l’indebitamento programmato e confermato dal Def. Siamo fiduciosi che i dati 2018 saranno in linea con questo obiettivo. Dalle prime interlocuzioni, la commissione Ue è orientata ad aspettare dati a consuntivo».

TRIA: «CERCHEREMO SPAZI DI MANOVRA». Il ministro ha anche chiarito che si cercherà uno spazio di manovra con l’Ue. «Il governo si adopererà per ottenere dall’Europa e da questo parlamento gli spazi necessari per attuare le misure previste dal programma», garantendo allo stesso tempo che «non si abbia nessuna inversione di tendenza nel percorso strutturale» necessario per «rafforzare la fiducia degli investitori internazionali».

TRE TASK FORCE PER WELFARE, FISCO E INVESTIMENTI. Per portare avanti i programmi del governo verranno create anche tre task force specifiche: «Saranno istituite tre task force, una in materia di welfare, una di fisco e una in materia di investimenti pubblici», ha detto il ministro. Le tre priorità per il ministero dell’Economia, ha spiegato sono «inclusione sociale e politiche attive per il lavoro con particolare enfasi su lotta alla povertà e re-inserimento nel mondo del lavoro». E poi «riforma delle imposte dirette con l’obiettivo prioritario di ridurre gradualmente il carico sui redditi bassi e medi e la piccola impresa». Infine «rilancio degli investimenti pubblici non solo tramite maggiori risorse di bilancio ma andando a rimuovere ostacoli burocratici e debolezze organizzative che li hanno frenati negli ultimi anni».

STUDIEREMO LA FLAT TAX IN MODO COERENTE. In particolare la task force sul fisco studierà «i profili di gettito e distributivi connessi alle ipotesi di riforma in direzione della flat tax, in un quadro coerente di politica fiscale». «Ricordo che la semplificazione del sistema e la progressiva riduzione delle tasse programmata in linea con un andamento coerente con la spesa pubblica sono da tempo considerate parte essenziale della creazione di un ambiente pro-crescita e in coerenza con le raccomandazioni più volte espresse dalla commissione Ue e Ocse».

ESCLUSA L’IPOTESI DI PATRIMONIALE. Uno delle priorità del governo è «la riforma delle imposte dirette con l’obiettivo prioritario di ridurre gradualmente il carico sui redditi bassi e medi e la piccola impresa», ha chiarito ancora il ministro spiegando anche l’ipotesi di una patrimoniale «non è in discussione nel governo e non sono personalmente favorevole (Lettera 43)

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