Dopo l’accettazione c’è una sala d’attesa divisa per specie: cani da una parte, gatti dall’altra. Rettili e “animali non convenzionali”da un’altra ancora. Ci sono gli ambulatori per le visite di base, quelli per le specialistiche: dermatologica o cardiologica, oncologica oppure ortopedica. E poi sale per gli esami diagnostici come radiologie, tac, endoscopie. Un pronto soccorso attivo ventiquattro ore su ventiquattro, sale chirurgiche, un reparto per le malattie infettive. La Statale si prepara all’ultimo atto del trasferimento a Lodi della facoltà di veterinaria. È stato inaugurato l’ospedale per piccoli animali, che insieme alla clinica perla cura grandi animali aperta nel 2005 completa l’ospedale veterinario dell’ateneo milanese. Ma nel giro di tre mesi, a vent’anni dall’avvio del progetto, saranno tutte le attività didattiche a lasciare definitivamente via Celoria: da ottobre 2.400 persone fra studenti, professori, tecnici e amministrativi si sposteranno nel nuovo Campus progettato dall’archistar giapponese Kengo Kuma, costato 61 milioni. La nuova facoltà nel suo complesso occuperà una superficie di 22 mila metri quadrati. Circa 12 mila per gli studi e laboratori di ricerca. E 10 mila dedicati alle aule e alla biblioteca. I lavori per il taglio del nastro del Campus sono quasi terminati, fa sapere l’università: nelle aule si aspettano arredi e allestimenti. Mentre i dipartimenti verranno completati in autunno. Questo dovrebbe consentire agli studenti di iniziare il nuovo anno accademico nella sede di Lodi.
Il nuovo ospedale per piccoli animali, dove gli studenti affiancano i docenti nell’attività clinica e diagnostica, si trova proprio di fronte alla nuova facoltà. Ha aperto alla fine di giugno e ha già preso in carico cani, conigli, tartarughe, gatti. «I proprietari vengono inviati dai propri veterinari per un consulto specialistico o per una visita diagnostica come tac, radiologie, ecografie». A parlare è il direttore, Saverio Paltrinieri: sono complessivamente 102 i medici al lavoro in tutta la struttura, 25 i tecnici. La branca per i grandi animali è operativa da tredici anni. In quest’area vengono curati soprattutto bovini e cavalli. Ma nel corso del tempo sono stati ricoverati qui cammelli e coccodrilli, canguri e leoni, aquile reali e leopardi. Solo ora però, con i reparti dedicati agli animali d’affezione, l’ospedale è al completo. E c’è chi si è già presentato per una prima visita. A volte d’urgenza grazie al pronto soccorso aperto anche di notte. «Abbiamo operato cani che si sono rotti la zampa, asportato masse tumorali, eseguito interventi di sterilizzazione».
Le sale operatorie hanno grandi vetrate in cima alle pareti: servono per gli studenti che hanno delle postazioni per poter assistere all’intervento. Per i pazienti a quattro zampe (ma non solo) che devono subire un intervento ci sono invece due diverse aree di anestesia e di risveglio e un reparto per il ricovero, anche questo rigorosamente suddiviso per specie. E poi i laboratori diagnostici per le analisi del sangue, la diagnosi di malattie metaboliche, infettive e parassitarie. All’inaugurazione c’era il rettore Gianluca Vago, che proprio quando veterinaria lascerà via Celoria cederà i! posto al nuovo rettore appena eletto, i! filosofo Elio Franzini. «Sei anni fa ho ereditato un progetto pensato vent’anni prima e questo racconta di una certa difficoltà, che conosciamo, nel realizzare le opere -è il suo commento -. Abbiamo riformato il progetto dimensionandolo con i numeri attuali. E siamo riusciti a rispettare i tempi». Il processo di trasferimento da via Celoria è stato parecchio lungo e tormentato. Il progetto di un polo universitario e scientifico a Lodi era nato nel 1998. Ma dopo l’apertura della clinica per i grandi animali e i! centro zootecnico sperimentale, tutto si è fermato per anni. Nel 2014 Vago, a fronte del nuovo numero chiuso introdotto a veterinaria,ha ridimensionato il piano abbattendo i costi. «Un progetto come questo serve essenzialmente agli studenti -aggiunge -a ottobre partiranno i corsi in una struttura con una potenzialità enorme, mi auguro possa essere un attrattore per la ricerca e il trasferimento tecnologico».
TIZIANA DE GIORGIO (La RepubblicaMilano)
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