“Come li vuoi, corti?”. Amir si avvicina allo specchio e agita le mani intorno alla testa per mostrare il taglio che ha in mente. “Rasati ai lati e più lunghi sopra”. Un classico scalato da uomo, annuisce con un cenno d’intesa il parrucchiere. Egiziano, capello brizzolato, sulla cinquantina. Domani ha un colloquio di lavoro. “Voglio presentarmi bene”, dice con un sorriso un po’ tirato. Di fronte a lui c’è Carlo, un casco di capelli bianchi con qualche ricciolo ribelle. “Le ho lasciato carta bianca”, sorride indicando la signora che sta fonando l’ultima ciocca. “Et voilà”. Si guarda soddisfatto. Prima di andare via, le prende la mano e le sussurra: “La ringrazio per il tempo che mi ha dedicato”. Scene di un classico negozio di parrucchiere unisex e un po’ affollato. Shampoo, rasoio, forbici, barba e capelli, la manicure per le signore, un po’ di gel per tenere su il ciuffo. Chi entra con i capelli un po’ arruffati esce parodiando i divi di Hollywood. Barba lunga alla Mel Gibson, caschetto alla Carrà.
Ma questo non è un salone di bellezza come tanti. È lunedì e a Como, in un locale dell’Opera don Guanella, una decina di parrucchieri stanno aspettano i loro clienti speciali. Sono professionisti dalle età più varie: titolari di negozi, pensionati, giovani tirocinanti. Hanno scelto di passare qui il loro giorno libero, mettendo a disposizione forbici e rasoi per modellare creste, domare ricci e sperimentare nuovi tagli. E donare un sorriso a chi non può permettersi di farsi bello. A riunirli ci ha pensato il Circolo Olmo, associazione culturale fondata da un gruppo di ventenni comaschi che, con l’iniziativa “Non di solo briciole”, da novembre, ha realizzato più di 150 tagli di capelli per i clochard. “Compriamo asciugamani, shampoo e specchi”, spiega Andrea Gazzola, 23 anni, uno dei soci del Circolo. Al resto ci pensano i parrucchieri: “Ognuno arriva con la sua borsa carica di attrezzi e si mette all’opera”. Come Alberto Anzani, camicia bianca, occhiali e un sorriso appena accennato. “I giovani sono i più esigenti”, scherza. Per lui questa è la seconda volta. “Mi ha portato un amico”. Ed è tornato insieme alla moglie Paola, anche lei parrucchiera, che ricorda di una signora bionda, sulla settantina: “Aveva i capelli lunghi. Li ho accorciati e le ho fatto la piega. Quando ha alzato gli occhi e si è guardata allo specchio, si è commossa”.
C’è chi è solo, chi ha perso un lavoro, chi non ha più una casa. Sono tante le storie raccontate sotto ai colpi di forbici. Hocine, 49 anni, algerino, era operaio in una ditta metalmeccanica e da un giorno all’altro è rimasto a casa. Stesso destino per Abdel-hamid, 44 anni, che nella sua vita ha fatto di tutto: magazziniere, piastrellista, cameriere. Ora è disoccupato. Ma non ha perso il sorriso. Perché il taglio dei capelli, in fondo, è un pretesto. “Vogliamo restituire una dignità a queste persone, farle sentire ascoltate e prese in considerazione”, spiegano i giovani organizzatori. E così sono nate anche amicizie. “Guarda che ti mandano via dall’Italia se non hai il sopracciglio bello”, scherza Filippo Bellomi, 55 anni, che ha appena donato uno dei suoi rasoi a un ragazzo africano.
Dal fondo della sala si fa avanti Nader, 19 anni, cappellino dei Lakers e giubbotto nero. Vuole un taglio corto con ciuffo. Ci pensa Alessandra Lamberti, 41 anni, che è arrivata qui per caso, con un passaparola. “Venire qui mi fa stare bene”, confessa mentre scuote una mantellina azzurra di nylon e si prepara a un nuovo taglio. Anche Simone Pignatelli non ha dubbi: “Se potessi, farei questo per tutta la vita”, dice il parrucchiere 22enne che viene da Monza e sogna di esportare questa iniziativa anche in altre città.(Repubblica)
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