Cosa sta succedendo in UK e perché ci riguarda

Esteri

Abbiamo visto tutti le dimissioni di due esponenti di rilievo del partito Conservatore come Boris Johnson e David Davis. Ministro degli esteri e capo negoziatore della Brexit. Le motivazioni sono state saltate a piè pari e ci si è concentrati sulla condizione politica di Theresa May. Che, credo, non interessi a nessuno. È invece, a mio avviso, estremamente rilevante il retroscena della vicenda, perché ci riguarda da vicino come poche altri fatti di attualità internazionale.

Un passo indietro: quando l’Inghilterra ha preso cappello dalla Comunità Europea l’ha fatto per tre motivi: l’antica questione dei finanziamenti all’UE (che da sempre servono a molte cose, nessuna delle quali particolarmente utile per Londra), il problema della sovranità nazionale in rapporto alla politica estera economica con il Commonwealth ed agli Usa e quello delle regolazioni Europee. Queste aspirazioni hanno portato al voto del referendum. Quello che è successo dopo viene raccontato poco. Intanto l’UK cresce pochissimo. A gennaio non sono andati in stagnazione per un miracolo. Pensate che crescono meno di noi. La Sterlina continua a perdere valore. E loro della svalutazione non se ne fanno nulla, non sono propriamente noti per le esportazioni. Le grandi compagnie più dinamiche sono già fuggite. Le altre si stanno preparando a farlo.

In questo scenario si è aperto il negoziato con l’UE sul futuro del Regno Unito. Con due ipotesi sul tavolo: l’UK diventa uno stato estraneo o resta all’interno delle dogane. La differenza non è di poco conto, soprattutto con i chiari di Luna oltre oceano e la nuova politica di chiusura dei dazi di Trump. Solo che l’Europa non ha, non aveva e probabilmente non avrà mai la mano leggera con Londra. Quindi, che fare? Theresa May si è decisa ad una soluzione molto favorevole all’UE: in particolare, tutti i prodotti Inglesi risponderanno alle normative Europee. Da ora e per sempre. Con pochissimi poteri di modifica. In cambio, saranno trattati come la Moldavia. Era ovvio che questo non potesse portare ad una soluzione positiva per i conservatori.

Quello che a noi insegna tutto questo è che essere sovrani in un mondo globalizzato costa. Costare non è un problema assoluto. Se uno può e vuole spendere magari ne trae anche dei vantaggi, nel lunghissimo periodo. Non dico di no. Ma deve averne il capitale, affrontare i rovesci economici, i problemi sociali e tutto quello che gli va dietro. L’UK, mese dopo mese si sta logorando. May vuole tagliare. Boris Johnson no. Loro, però, possono ancora decidere. Altri, più Mediterranei, questa grande autonomia non la avrebbero. Con buona pace dei sovranisti alle vongole e delle loro bellissime teorie.

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