Come già scritto innumerevoli volte per altri orsi, lupi e compagnia bella o li vogliamo sul nostro territorio con reintroduzioni intelligenti, concordate con i paesi limitrofi e con la volontà di riparare a qualche danno che possono causare o non li vogliamo per niente, come fa la Germania. Molti ricorderanno la vicenda del famoso orso Bruno, giustiziato dai cacciatori bavaresi arruolati, all’uopo, dal governo locale. Erano 170 anni che in Baviera non vedevano un orso e i tedeschi, non avendo alcuna intenzione di reintrodurlo,avevano cortesemente avvertito che se un orso avesse sconfinato sarebbe stato un orso morto.Dato che Bruno non riusciva ad accedere a Google Maps ed era ignorante in geografia, passò un paio di confini e ora si trova imbalsamato all’entrata di un museo di Monaco. A Bruno seguirono diversi altri orsi, rei di avere mangiato qualche gallina, perfino una pecora, come l’orso M5 in Veneto. Tutti contenti finché se ne stava su in montagna e tutti giustizialisti quando è sceso di qualche centinaia di metri perché aveva fame.
Per due galline e una pecora un’intera regione non tollerava la presenza di UN orso, quando in altre regioni del nostro paese ( Abruzzo) gli orsi convivono con l’uomo e diventano motivo di attrazione turistica. E Daniza? Un incauto fungaiolo pensò bene di avvicinarsi all’orsa che aveva i piccoli e rimediò qualche lieve ferita. E ancora una volta «all’orso, all’orso!», Daniza morì durante un goffo tentativo di catturarla con un fucile anestetico. E ora si apre la caccia a un altro orso che ha ferito un uomo che passeggiava, col suo cane, in una zona impervia accanto ai laghi di Lamar, in Trentino. Il governatore della regione dice che va «rimosso»,termine sibillino. Orsi lupi e predatori superiori sono animali stupendi e, se li vogliamo sul nostro territorio, magari per incrementare il turismo, dobbiamo stare alle regole che ne hanno modulato la frequentazione con l’uomo nei secoli, senza persecuzioni e allarmi che sfiorano il terrorismo. Dobbiamo creare una cultura del convivere con loro, altrimenti meglio lasciarli in Slovenia.
OSCAR GRAZIOLI (Il Giornale)
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