A quasi 25 anni di distanza dall’attentato mafioso di via Palestro, avvenuto a Milano il 27 luglio 1993 e in cui morirono cinque persone e altre dodici rimasero ferite, a causa dell’esplosione di un’autobomba davanti al Padiglione d’Arte contemporanea, arriva un’altra sentenza definitiva, dopo gli ergastoli comminati ai boss di Cosa Nostra, tra cui Totò Riina e Matteo Messina Denaro, per quella campagna stragista messa in atto tra il ’93 e il ’94, anche a Roma e Firenze. Stavolta, però, la Cassazione ha confermato il verdetto di assoluzione per Filippo Marcello Tutino che la Dda milanese, nel 2014, aveva individuato come il presunto basista. Tutino, infatti, che era già in carcere ad Opera per la condanna del gup di Palermo a oltre 10 anni come affiliato alla
famiglia mafiosa di Brancaccio, il 13 gennaio di quattro anni fa si era visto notificare una nuova ordinanza di custodia con l’accusa di strage aggravata dalle finalità di eversione dell’ordine democratico e di aver favorito Cosa Nostra. Era accusato, in particolare, di aver partecipato al furto dell’auto che poi saltò in aria davanti al Pac e di aver fornito supporto logistico agli esecutori materiali dell’attentato. Grazie alla partecipazione a quella strage, sosteneva la Dda, sarebbe stato anche riabilitato dai vertici delle cosche dopo che, per uno sgarro, era stato relegato ai margini.
La tesi dell’accusa si basava soprattutto sulle dichiarazioni del pentito Gaspare Spatuzza, ma non aveva retto né in primo grado nel giugno 2015, né in appello nel settembre del 2016,
malgrado anche la Procura generale avesse chiesto l’ergastolo. L’attendibilità di Spatuzza, accertata anche nell’ambito di altri processi sulle stragi di mafia, infatti, secondo la Corte d’Assise milanese, allora presieduta da Guido Piffer, “non si deve confondere” con la verifica “della sussistenza dei necessari riscontri alle dichiarazioni” del collaboratore. rivisto poco prima della strage – aveva detto Spatuzza,di Tutino – era stato fatto rientrare (in Cosa Nostra,) per partecipare e collaborare nella preparazione della”. Nessuno tra gli elementi forniti dal pentito suldi Tutino, tuttavia, ha assunto, scrisse la Cortenelle motivazioni, “un valore decisivo di riscontro individualizzante”, a suo carico. la “provata appartenenza” alla mafia, dunque, i giudici avevano assolto Tutino “per non aver commesso il fatto”. Ora la sesta sezione della Suprema Corte ha reso definitiva quell’assoluzione, rigettando il ricorso della Procura generale di Milano e la richiesta di annullamento della sentenza con rinvio ad un nuovo appello, formulata dalla Procura generale della Cassazione. Per la bomba di via Palestro, nel frattempo, sono stati già condannati in via definitiva, oltre a Riina e al super latitante Messina Denaro, molti dei protagonisti della stagione delle stragi che insanguinarono l’Italia negli anni ’90, da Bernardo Provenzano a Leoluca Bagarella, fino ai fratelli Graviano e
Formoso e allo stesso Spatuzza.
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