Mia suocera educò Brigida come un cadetto delle guardie svizzere
Dopo svariati mesi di battibecchi con la figlia llenia, prima sostenitrice della necessità di avere un cane in casa, poi con la moglie, intervenne la suocera con un sostanzioso contributo per l’acquisto
di Brigida, cane di razza barboncino nano. Credo che ciò che la spinse, oltre il suo innato amore per i cani, fu soprattutto la voglia di superare le mie ultime difese impostate sulla eccessiva spesa. La barboncina arrivò quindi in casa in un pomeriggio d’inverno, bisognosa, secondo quanto enfatizzato dalla madre di mia moglie, di urgente affetto, cure e attenzioni particolari, in quanto prelevata precocemente dalla famiglia originaria. Dannata suocera pensai ce l’ha fatta. Il suo exploit era stato determinante e io e mia figlia Elisa, quasi neutrale fin dall’inizio, fummo sonoramente battuti (io più di Elisa). Brigida era un batuffolo di peli color caffellatte con due occhi marroni uguali identici a quelli di mia moglie. Come lei mostrò subito una forte propensione a”farsi sentire”con voce forte e chiara e nei momenti meno opportuni. Ma a differenza di mia moglie, donna precisa e metodica, faceva i suoi bisogni dove le capitava. Di fronte a questa situazione assai imbarazzante perché dava fiato alle mie continue rimostranze, intervenne nuovamente la suocera che si portò a casa sua, per qualche tempo, Brigida. Devo ammettere che l’opera di educazione fatta dalla suocera dette splendidi risultati, perché la barboncina quando tornò a casa sembrava un cadetto delle guardie svizzere. Con movimenti del corpo e della testa, posizionandosi davanti alla porta, faceva chiaramente capire che doveva uscire per la cacca e la pipì.
Addirittura aveva un linguaggio per ogni tipo di bisogno , così sapevamo già cosa ci aspettava varcata la soglia del condominio. Tutto bene penserà a questo punto chi mi legge. Non del tutto. A Brigida rimase il vizietto di abbaiare soprattutto quando tornavo a casa stanco dal lavoro verso mezzanotte, ora tra l’altro, dove tutti gli inquilini stavano tra le braccia di Morfeo o forse intenti a scambiarsi effusioni. A nulla valsero inviti e minacce, di notte Ella abbaiava all’intruso che aveva disturbato il suo sonno. Ma era solo per un attimo, poi presa coscienza di chi ero, dimostrava tutta la sua felicità nel vedermi. Devo ammettere che venire salutati da un essere vivente sveglio e per di più “scodinzolante”, era una piacevole sensazione. Mi sentivo meno solo e comunque accolto con amore nel silenzio della notte. Nonostante quindi alcuni “piccoli inconvenienti” Brigida seppe accattivarsi le simpatie di tutti, me compreso, con l’arte innata delle coccole, delle leccatine e degli scodinzola menti. Cominciai così, a poco a poco , a fare confusione tra le figlie e la cagnolina e a volte scambiavo i nomi. Chiamavo soprattutto Elisa con il nome di Brigida e viceversa, dando luogo ad esilaranti qui pro quo. Capitava spesso che volendo riprendere il cane, lo chiamassi con voce stentorea Elisa, vanificando così l’efficacia del rimprovero. In altre occasioni per riprendere mia figlia usavo il nome del cagnolino e lei accorreva guardandomi con aria stupita e interrogativa, mentre mia figlia la “faceva franca”.Ho sempre davanti a me gli occhi estremamente espressivi di Brigida, piegava la testa e ti guardava teneramente sempre e comunque. Non si poteva resistere a quello sguardo, così puro, così privo di malizia. In certi momenti mi stupivo erano gli stessi occhi di mia moglie, ma rivelavano un substrato di emozioni che ti arrivava direttamente al cuore . Ecco il segreto!! I cani sanno parlare al cuore, come i bambini. Restano sempre bambini, anche quando invecchiano e se ne vanno come fece Brigida in una afosa notte di agosto. Addio Brigida/povero soldatino/innamorato del tuo mestiere di cane. Dei tuoi pensieri/resterà il profumo/nelle notti d’estate. Unico velo tra te e l’oblio.Unica goccia tra te e l’infinito.
CLAUDIO COCCO (Libero)
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