Di recente sono rientrati in Francia 77 bambini soldato nati e/o cresciuti sotto l’egida del famigerato Stato Islamico, ormai sconfitto militarmente, ma ancora attivo soprattutto nel reclutamento. Secondo l’organizzazione Soufan Center, questi 77 fanciulli sono solamente una piccolissima parte dell’esercito composto da bambini dai 9 ai 15 anni, il quale sarebbe formato da circa 2000 soldatini. Lo Stato Islamico sviluppò un piano ben preciso riguardo l’educazione e il reclutamento di bambini. In poche parole, fin dai primi anni di età i fanciulli dovevano studiare il Corano, le Hadith e tutto quello che concerne l’islam e il jihad, così da essere preparati per un futuro da combattenti e da funzionari dello Stato cadetti e professionali. Venivano addestrati appena lo sviluppo era tale da consentirgli di sorreggere un kalashnikov e indottrinati affinché il jihad fosse il supremo valore ideologico e senza aver timore della morte. Facendo un parallelismo, se noi occidentali siamo cresciuti con l’esempio di Pippo e Paperino, questi venivano cresciuti con l’esempio dei mujaeddin che decapitano i nemici e che combattono per il “vero islam”.
Principalmente, sono tre le considerazioni necessarie riguardanti il reclutamento dei bambini da parte di organizzazioni terroristiche come l’Isis, Boko Haram o altri gruppi criminali ed estremisti presenti in tutto il mondo. La prima riguarda l’economia e l’efficacia: vi sono notevoli benefici economici nel reclutare bambini; vengono pagati molto meno se non addirittura non pagati rispetto ai combattenti adulti e necessitano di meno cibo, per cui, i bambini sono meno costosi dei soldati adulti ma non necessariamente meno efficaci quando utilizzati in attacchi, violenze, ecc. La seconda considerazione riguarda il controllo su di essi: possono essere più facilmente intimiditi, fisicamente e mentalmente rispetto agli adulti. Sono più inclini alla fedeltà e suscettibili a seguire lealmente le credenze e i comportamenti dei loro capi, soprattutto se anche altri membri familiari fanno parte dell’organizzazione terroristica o criminale ed infine come ogni altra società, sono considerati un investimento per il futuro. L’ultima considerazione riguarda i vantaggi tattici: i bambini sono spesso utilizzati come spie, come messaggeri ma anche come attentatori suicidi o semplici soldati. Essi sono psicologicamente, poco consci dei rischi (compresa la morte) e molto meno predisposti all’ansia e alla paranoia rispetto agli adulti.
In conclusione, il fenomeno dei bambini soldato rimarrà una delle sfide più importanti e più difficili dell’avvenire; non solo bisognerà, quanto prima, strapparli alle organizzazioni terroristiche e criminali per farli tornare bambini veri, ma anche ricollocarli nelle diverse società e quindi nelle scuole, facendo emergere il loro vero e giusto valore che non è di certo quello militare. Con la speranza che i bambini ritornino bambini.
Francesco Bergoglio Errico (InTerris)
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