Mercoledì 25 luglio, alle ore 11, presso la Sala Brigida di Palazzo Marino (Piazza della Scala 2, Milano) si terrà la conferenza stampa per la consegna al Capogruppo di Forza Italia in Consiglio Comunale a Milano Fabrizio De Pasquale e all’Eurodeputato Stefano Maullu delle firme raccolte dall’UNAVI (Unione Nazionale Vittime di reati violenti) con la petizione per il risarcimento alle vittime di reati intenzionali e violenti.
La Petizione al Parlamento Europeo è stata avviata per denunciare la violazione e la negazione dei principi di diritto comune europeo di solidarietà, di uguaglianza da parte dell’Italia posti alla base della Direttiva 80 del 2004 e per richiedere una nuova Direttiva relativa all’indennizzo delle vittime di reato.
Partecipano alla Conferenza Stampa Stefano Maullu, Europarlamentare FI, Fabrizio De Pasquale, Capogruppo FI in Consiglio Comunale a Milano e Gianluca Comazzi, Capogruppo FI in consiglio regionale Lombardia. Per UNAVI saranno presenti Paola Radaelli, Presidente dell’Associazione e i consiglieri Gigliola Bono Del Pero – madre di Monia Del Pero, assassinata 30 anni fa, Fabio Misuri, vittima di reato violento nel 2013 e Rosita Solano, figlia dei coniugi Solano uccisi a Palagonia (Ct).
L’UNAVI – Unione Nazionale Vittime è un’associazione che si batte per la tutela delle vittime di reati violenti intenzionali.
La necessità di fondare l’associazione nasce dalla presa d’atto di una situazione evidente: in Italia vengono tutelati i diritti di chi commette un reato e sono dimenticati i diritti chi lo subisce.
In particolare UNAVI si batte per la revisione del rito abbreviato nel procedimento penale per quanto attiene i reati di tentato omicidio e omicidio. Nel nostro Paese, infatti, il giudizio abbreviato è un procedimento penale speciale previsto dagli articoli 438 e seguenti del Codice di procedura penale, che comporta, per il reo, nell’eventuale sentenza di condanna, che la pena irrogata sia ridotta in concreto di un terzo. E che la pena venga ridotta a trent’anni di reclusione, senza isolamento diurno, nell’ipotesi di condanna all’ergastolo.
Le guarentigie previste per il reo, a nostro avviso, risultano eccessive e penalizzano esclusivamente le vittime. Purtroppo, sono numerosi i casi di violenze impunite nel nostro Paese. Le vittime di reati violenti non sono garantite e vivono, costantemente, nel corso del processo penale, il paradosso di assistere alla maggiore tutela dei propri aggressori. Così, le vittime e le loro famiglie rischiano l’oblio. La giustizia per i soggetti offesi non esiste. E il processo penale è la sublime rappresentazione di questo stato delle cose. Nel processo penale, le vittime sono presenti solo come parti civili in quanto è lo Stato che tutela il loro diritto leso. Accade che le vittime o loro famiglie si trovino in balia di un processo nel quale si sentono mere comparse mentre il reo accede a sconti di pena. D’altro canto, le vittime sono presenti nel processo penale unicamente per la quantificazione del danno in sede civile. Ma, in Italia, com’è noto, le vittime, oltre a danno, il più delle volte, subiscono anche la beffa. Infatti, se l’aggressore è indigente, si rischia di non vedere riconosciuto il reato anche in questa fase. E se le vittime, a seguito delle violenze subite, non possono più lavorare o, peggio, vivere dignitosamente?
Poco male. Le vittime vengono lasciate in balia della loro umiliazione. Anche nel caso in cui non possiedano i mezzi o non riescano a far fronte alle spese necessarie per le cure. Ma esistono i casi più estremi: quando le vittime sono costrette su una carrozzina o su un letto d’ospedale o restano dei vegetali oppure vengono uccise. A quel punto, vengono demolite le loro vite e quelle delle loro famiglie.
E restano solo l’impotenza e l’angoscia.
Nel nostro Paese esiste una moltitudine silenziosa che soffre, a causa della mancanza di un sistema d’assistenza e tutela delle vittime di azioni violente. L’ingiustizia è diffusa. Eppure, la collettività è convinta che si tratti solo di vicende marginali. I fatti dimostrano che non è così.
Ma è arrivato il momento d’invertire la tendenza. Lo Stato deve riconoscere, totalmente, i diritti delle vittime. La nostra battaglia, da oggi, viene condotta su scala nazionale. Perché, un fatto è certo: l’Unione Nazionale Vittime rappresenta un’idea necessaria per (r)esistere.
L’ UNAVI – UNIONE NAZIONALE VITTIME ha per scopo lo studio e l’approfondimento di problematiche connesse con l’attuale situazione di pericolo per l’incolumità delle persone a causa dei sempre più frequenti episodi di violenza e aggressione e la diffusione di ogni informazione utile alla conoscenza delle problematiche di cui sopra con il fine di promuovere valide ed efficaci azioni di prevenzione e difesa; l’aiuto alle persone vittime di episodi di violenza sia sotto l’aspetto psicologico sia sotto l’aspetto economico per sostenere spese mediche e spese connesse a casi di procedimenti giudiziari a carico di soggetti che reagiscano alla violenza (procedimenti per accertamento della sussistenza della legittima difesa ai sensi dell’art. 52 e 59 del Codice Penale) o procedimenti giudiziari volti a ottenere il riconoscimento dei danni subiti; il proponimento di ogni modifica legislativa ed ogni attività degli Enti Locali utile alla tutela delle vittime sotto ogni aspetto; il perseguimento della piena applicazione delle norme in materia, tra cui in particolare quelle previste dalla Direttiva 80/2004 CE (risarcimento alle vittime) recepita in Italia con la legge 122, “una vergogna totale per le vittime”. Nel nostro Paese il giudizio abbreviato è un procedimento penale speciale, previsto dagli articoli 438 e anche il 599bis del Codice di procedura penale, che comporta, per il reo, nell’eventuale sentenza di condanna, che la pena irrogata sia ridotta in concreto di un terzo. L’associazione svolge ogni attività idonea a perseguire, insieme alle Istituzioni, la nascita di centri di ascolto e sostegno legale, psicologico ed economico, su tutto il territorio nazionale per le vittime di reati violenti e dei loro familiari.
UNAVI è nata proprio dalla volontà delle vittime dei reati violenti, dai loro familiari, da professionisti e da cittadini comuni ed è stata presentata alla Presidenza del Senato il 5 Luglio 2017 dove erano presenti tutte le forze politiche.
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Sono completamente con voi. Le leggi italiane devono essere cambiate e diventare cogenti anche per quei magistrati di sinistra, che fanno prevalere la loro ideologia sul loro dovere morale oltre che istituzionale. Troppe persone sono state rovinate da questi cosiddetti giudici, che che stanno distruggendo i valori morali e spirituali sui quali si è formata l’Italia.
Mio fratello è stato ucciso a 47 anni, la mattina del suo compleanno, da un ragazzo di 27 anni con un colpo di pistola al viso dopo essere stato colpito alle gambe per renderlo inoffensivo. La ragione? Una stupida lite …nessuna ragione concreta. Niente attriti tra la mia famiglia e quella dell’assassino, nessun motivo di interesse, niente di niente. Solo l’arroganza di un delinquente che doveva dimostrare di cosa fosse capace. I suoi avvocati hanno messo su una storia falsa, fatta di insulti, di intimidazioni e di provocazioni da parte di mio fratello che avrebbero costretto l’omicida per anni a tornare a casa per non essere pestato . Mio fratello non ha mai avuto a che fare con l’omicida fino a quella maledetta sera. Due false testimonianze della ex ragazza e di un amico di infanzia che hanno avallato la bugia delle intimidazioni…..a fronte delle prove raccolte durante le indagini, le perizie autoptica, balistica e ciò che hanno raccontato le telecamere….per farla breve: 17 anni con rito abbreviato e l’esclusione della premeditazione…diventeranno 10 ( forse 12 ? ) anni effettivi….ma questa non è giustizia. Un processo in cui noi fratelli e sorelle e genitori hanno potuto solo assistere, praticamente impotenti ad un processo cristallizzato e blindato dal giudizio abbreviato in cui è più tutelato chi uccide che chi patisce la perdita di un proprio caro. La giustizia non esiste in Italia. E nel mio paese ci saranno ancora persone che penseranno che uccidere non sia cosa così grave e che tutto sommato “la si scampa”…in un modo o nell’altro. Un paese di meno di duemila abitanti, in cui il numero degli omicidi negli anni è inaudito, e il numero di quelli che hanno il volto del colpevole è irrisorio se non rasenta addirittura lo zero. Un occasione persa per la giustizia di farsi sentire. Un occasione persa per lo stato per cercare di stabilire la legalità in un paese dove le armi circolano liberamente in mano a giovani e meno giovani. Un paese, purtroppo, il mio dove la cultura sta morendo e disvalori assurdi prendono piede sempre più. Spero vivamente che le leggi sulla violenza in Italia cambino.