“Che pasticcio la querelle su Casa Boschi-Di Stefano di via Jan.Il Comune vuole vendere il terzo piano, quello sopra la Casa-Museo aperta al pubblico. L’assessore Del Corno sostiene che ormai fa parte del piano di alienazione dei beni del Comune e che non si può tornare indietro. Sì, ma il quartiere si ribella e nello stesso Pd cresce il malcontento. Perché vendere il bene che fu a suo tempo acquistato insieme all’appartamento del secondo piano, oggi vero e proprio gioiello del sistema espositivo milanese? Perché spostare le opere in deposito in un’altra sede museale? Cercasi mecenate disperatamente: qualcuno che compri l’appartamento e lo metta a disposizione della Casa-Museo per eventi e iniziative. Intanto però aumenta l’incertezza sul futuro di un museo che dal giorno in cui fu aperto, in epoca Albertini, è tra le mete più gettonate e rappresenta l’architrave dell’innovativo circuito delle Case-Museo di Milano. Cultura per il Comune non dovrebbe significare fare chiacchiere ideologiche, ma buona gestione. Il Comune non ha il compito di produrre cultura in proprio ma di amministrare con efficienza (e visione) le strutture che consentono alla cultura di esprimersi” , osserva in un post Cinzia Messori.
Per capire meglio: Valutato 900mila euro, sarà messo all’asta. L’assessore al Bilancio avrebbe detto “Al di là della passione per l’arte, occorre fare cassa». Il tutto nel silenzio del collega assessore alla Cultura Del Corno (per fortuna è stata lanciata una petizione di semplici cittadini per fermare l’asta).
Ma la necessità di fare cassa è l’ossessione di questa Giunta a cui non bastano i proventi della Tari, delle multe, degli autovelox posizionati a tradimento, delle strisce blu e adesso anche con l’arte. Ma dove vanno a finire? Nelle tavolate multietniche? Nella riapertura dei finti Navigli?
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