E’ morto Sergio Marchionne. Addio con rimpianto al manager dei manager

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Sergio Marchionne è morto oggi a Zurigo, nella clinica dove era ricoverato da fine giugno, circondato dall’affetto della compagna Manuela Battezzato e dei figli Alessio e Tyler. “E’ accaduto, purtroppo, quello che temevamo. Sergio, l’uomo e l’amico, se n’è andato“, le parole di John Elkann, presidente di Exor, la holding della famiglia, che ha annunciato la morte dell’ex amministratore delegato di Fca. “Penso che il miglior modo per onorare la sua memoria sia far tesoro dell’esempio che ci ha lasciato, coltivare quei valori di umanità, responsabilità e apertura mentale di cui è sempre stato il più convinto promotore“. John Elkann ha voluto parlare anche dei valori che Marchionne lascia all’intero gruppo industriale: “Umanità, responsabilità. e apertura mentale di cui è sempre stato il più convinto promotore. Io e la mia famiglia gli saremo per sempre riconoscenti per quello che ha fatto e siamo vicini a Manuela e ai figli Alessio e Tyler”.

L’ultima uscita pubblica del manager, già visibilmente debilitato, risale al 26 giugno,  con la cerimonia di consegna di una Jeep ai Carabinieri di Roma. Evento al quale aveva fortemente voluto partecipare dato che suo padre era nell’Arma. Marchionne aveva già annunciato che si sarebbe dimesso nel 2019, ma l’esigenza di consentirgli un pieno recupero ha portato a un’accelerazione. Poi il ricovero a Zurigo, da dove sono trapelate pochissime informazioni sul suo reale stato di salute. Questa mattina la notizia della scomparsa.

Lo stabilimento Fca di Pomigliano d’Arco e il reparto logistico di Nola hanno deciso di fermarsi dieci minuti in segno di ”vicinanza e raccoglimento” per la sua morte. Quando la notizia è giunta in fabbrica gli  operai erano impegnati nel primo turno di lavoro. La notizia ha fatto subito il giro dello stabilimento, con voci che si rincorrevano da reparto in reparto, e poi è calato un silenzio surreale.

Nato a Chieti 66 anni fa, Marchionne era figlio di un maresciallo dei Carbinieri. Ha studiato in Canada (tre lauree in Filosofia, Economia, Giurisprudenza e master in Business Administration), era residente in Svizzera e ha vissuto gli ultimi anni tra Detroit e Torino, portando a compimento un’autentica rivoluzione che ha portato in Borsa Cnh Industrial e Ferrari.

Il grande manager non ha mai amato vestirsi con abiti formali, era l’uomo dal look casual, famoso il suo pullover nero a girocollo, anche per gli appuntamenti ufficiali, come la visita della Merkel a Maranello. Era un uomo al centro di relazioni politiche mondiali, da Obama a Trump. In Italia aveva declinato l’invito di Silvio Berlusconi a candidarsi con il centrodestra, ma anche i suoi apparentemente idilliaci rapporti con l’ex premier Matteo Renzi si erano guastati  e Marchionne  ne aveva preso le distanze.

Il 27 giugno, Marchionne era stato ricoverato per un intervento alla spalla. A seguito dell’operazione aveva avuto complicanze che si erano progressivamente aggravate. Dopo un primo arresto cardiaco e il trasferimento al reparto di terapia intensiva dell’ospedale, c’era stato un secondo arresto cardiaco e le sue condizioni erano precipitate. Il manager, che non era tenuto in vita da delle macchine, non è chiaro, visto il grandissimo riserbo dei clinici e della famiglia, se avesse una patologia tumorale, come si vocifera, alla spalla o alla parte alta del polmone.

Sabato i consigli di amministrazione del gruppo hanno nominato i suoi successori. Quando infatti si è capito che le sue condizioni di salute erano ormai disperate, è stato sostituito da Mike Manley, che ha debuttato oggi  davanti ai mercati come nuovo amministratore delegato, presentando i risultati semestrali del gruppo Fca, raggiunti sotto la guida di Marchionne.

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