Ha vinto il compromesso e oggi abbiamo un Governo che banalmente accede a compromessi quotidiani, tirando un immaginario elastico che fino ad ora non si è rotto, ma che dà alla politica un senso di precarietà, senza una visione alta e nobile del fare, per quell’accozzaglia di intenti contraddittori di un programma sommario e frammentario. Ovviamente Salvini difende gli interessi degli elettori del Nord che gli hanno confermato il voto, dopo aver constatato il buon governo di Zaia e Maroni. Di Maio difende gli elettori del Sud, incantati dalle promesse di aiuti e sostegni in regioni dove la disoccupazione è alta, soprattutto giovanile. Considerazioni già ribadite da molti, interessi che possono confliggere, modi di fare politica contrapposti, come sono caratterialmente i due vice premier. Non a caso i 5 stelle si affidano a gesti plateali che parlano alle pance rabbiose (brindisi per la legge sui vitalizi, annullamento leasing Air Force voluto da un Renzi con la mania di grandezza) Risparmi significativi, ma soprattutto gesti che piacciono agli elettori, a cui si può sbandierare una volontà contro i privilegi che sazia chi vive di poco, anzi di pochissimo. Salvini è un pragmatico, si è sporcato le mani per anni ascoltando, verificando e sa bene quali siano le priorità del suo elettorato. La sua fermezza nella questione migranti e Rom risponde perfettamente ai disagi che migranti e rom hanno creato.
Ma “il compromesso” del dl Dignità è una ciambella senza il buco. Un compromesso riuscito a metà.
E’ notizia di ieri che al Nord-Est sta succedendo che la base leghista, costituita da piccoli imprenditori, si stia ribellando al proprio leader per il decreto dignità.E l’intera Confindustria veneta si è schierata contro il provvedimento lega-5stelle. Sono 600 gli imprenditori che si sentono traditi “Come mai la Lega di Governo non fa i nostri interessi? Una domanda a cui Salvini deve rispondere.
Formiche.net ha chiesto il parere di chi i territori li conosce bene, Adolfo Urso senatore di Fratelli d’Italia, già viceministro alle Attività Produttive nel governo Berlusconi II.
“Bisogna fare attenzione a sottovalutare il segnale che arriva dal Nord-Est. Salvini non può e non deve non tenerne conto. Gli imprenditori si sono sentiti un po’ defraudati, la Lega ha smesso di essere interprete dei loro sentimenti. C’è da stare attenti. Noi vogliamo fare esattamente questo. Andare lì e farci noi carico di queste esigenze, rimettere insomma al centro il programma originario del centrodestra”, spiega il senatore. “Il nostro appello è semplice: non tradire le imprese, che con il decreto dignità rischiano di subire pesanti limitazioni del loro spazio di manovra”.
Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano