Fare soldi con l’immondizia e la salute dei bambini

Milano

Il business è di quelli che mettono assieme il meglio di una società cripto socialista, in campo di rifiuti: norme ambientali pervasive, burocratiche e di complessità crescente unite alla spietata efficienza di gente con pochi scrupoli. Se siano criminali lo deciderà un giudice. Di sicuro usare dei rifiuti tossici per fare prodotti per bambini non è il massimo dell’etica. La vicenda la raccontano Consani e Palma su Il Giorno:

 La quantità è impressionante: quasi 23mila tonnellate di rifiuti trattati (male) nel giro di tre anni per un volume d’affari illecito stimato per difetto in 2,1 milioni di euro. E del resto, con i prezzi concorrenziali che proponevano a fornitori e acquirenti, si erano ritagliati uno spazio da monopolisti nel settore. In tanti si rivolgevano alla milanese Nuova Cartaria Natale srl gestita dai fratelli Sabino e Massimo Natale oppure alla Polirecuperi srl di Cornaredo, guidata da Elio Gaburri, che garantivano a costi ridottissimi (un terzo rispetto alla concorrenza). Un’operazione tutt’altro che economica: lo smaltimento della carta da parati, materiale che contiene al suo interno parti viniliche, plastiche e chimiche, e che di conseguenza necessita di particolari accorgimenti in fase di smaltimento.

Accorgimenti che i presunti componenti dell’associazione a delinquere smantellata ieri dai carabinieri forestali (9 arrestati di cui 2 ai domiciliari e altri 12 indagati) non utilizzavano mai: il trattamento era solo fittizio, e quello che usciva dai capannoni non era altro che «falso Pvc».

Tra le destinazioni commerciali di questo finto Pvc ci sono le suole di scarpe per bambini. Che, soprattutto se molto piccoli, tendono a mettere in bocca la qualunque. Sono tempi molto particolari per lo smaltimento dei rifiuti. Roghi costanti e continui, tutti, ovviamente, accidentali. Guerra tra boss l’impressione resta sempre la stessa. Ed ora questo. Ogni volta che lo stato decide di mettere mano ad un settore, qualcuno ci guadagna. E quel qualcuno, talvolta, lo fa sulla pelle dei bambini. Siamo sicuri che l’intera normativa ambientale non sia da rivedere? Magari snellendola. Magari decidendo che non tutte le tutele sono proprio così necessarie, se poi, per tre anni, si possono aggirare perché mancano i controlli. Non trovate?

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