Non c’è che dire, Cecile Kyenge è sempre ispirata da buoi sentimenti e buoni propositi. E’materna e sensibile con gli immigrati, ha sempre la parola giusta per far valere i loro diritti, sa essere feroce con chi non è buonista. E in fondo che cosa dovrebbe fare? Con il sostegno di una sinistra che l’ha anche promossa ministra, può pontificare a destra e a manca dallo scranno su cui si sente seduta. Ma, è notizia d’attualità, ora la Kienge si è presentata al campo nomadi di Gallarate per sostenere il diritto alla casa dei sinti. Tutto documentato naturalmente perché la pubblicità è l’anima di un’idea. E non viceversa. Twitter infatti ne dà notizia con foto e una nota della stessa Kyenge “”Oggi ho fatto visita al campo sinti di Gallarate, dove ho incontrato una comunità viva, gioiosa e integrata”. Alla demagogia di questi tempi si reagisce lottando per il diritto alla casa e per l’inclusione sociale: solo così si può costruire un futuro di coesione pacifica”
L’allusione a Salviini e a chi l’ha votato è lampante. Vorremmo fare osservare alla Kienge che il diritto alla casa c’è anche per il clochard, che ai diritti si associano doveri di osservanza delle regole, compreso un affitto da pagare, che esistono tanti italiani che sognano una casa e pensano sia un diritto. Signora Kyenge perché non sposa anche una sola volta i diritti degli emarginati italiani? Bene ha fatto Elisabetta Gardini al parlamento europeo quando le ha gridato “Inizi ad essere grata alla nazione che la ospita e agli italiani”. E smetta di criticarli…(ma questo lo dico io)
Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano