Cani e porci a Palazzo Marino?

Milano

Un avviso: non si parla del bravissimo personale. Che non si pensi male. No, qui ci riferiamo all’ultima, geniale, trovata della Giunta Comunale come arma di distrazione di massa. Il regolamento sugli animali. Visto che con gli umani non si riusciva a battere chiodo ed i problemi non accennavano a risolversi, Sala ha giocato il jolly: portiamo Fuffy in ufficio. Così non si sentirà solo a casa. Che iniziativa geniale. Che pensata grandiosa. Non vedo proprio cosa potrebbe andare storto. Ah, sì. I padroni.

Ripeto: non me la voglio prendere con i dipendenti, ma di media il padrone di Fuffy, qualunque lavoro faccia e per quanto professionale sia, non è un allevatore canino provetto. Il pelosetto lo cresce empiricamente e con tanto amore. Ma non necessariamente sa come socializzarlo. E ci mancherebbe anche che chiedessimo ai dipendenti di fare di corsi di cinofilia per poter prendere servizio. Ora, proviamo a fare uno scenario. Improvvisamente arrivano in ufficio quattro cani. Oppure, tre cani ed un coniglio. Un cane, due gatti ed una nutria. Tre pappagalli ed un greppio. Scusate, non pensavate mica di tenere fuori gli amanti della falconeria. E la povera nottola, che volevate, che restasse da sola a casa?

Ok, ci siamo. Sono arrivati in ufficio i salvati dall’Arca di Noè. Come li facciamo convivere? Li vorrete far muovere, giusto? Ed il territorio, non lo marcheranno mica, vero? E, se per disgrazia, dopo una settimana entrasse un utente allergico? Può capitare, Milano è grandicella. Che facciamo, gli diciamo di uscire, cortesemente? Sempre ci senta. Vi ricordate l’esempio di prima? E se Porky il maiale stesse lottando con Pinky la nutria in quel momento? Sono animali, per Pan il Selvatico. E se Fuffy, magari non castrato, stesse in quell’istante insidiando la purezza virginale di Pallina?

Io la vedo la scena: l’utente in crisi asmatica, i cani che si ingroppano, l’ambulanza. E tutto perché il pelosetto a casa da solo non ci poteva restare. Mentre il nonno sì. Oh, quello se sta da solo è anche meglio. Così impara. Potrebbe accogliere un paio di finti profughi. Ed invece no, l’egoista sta da solo. Ed allora che ci restasse. A Majorino interessano solo se stranieri o a quattro zampe. Il nonno, anche essendo generosi e contando il bastone, di zampe ne ha solo tre. Ed è irrimediabilmente Italiano. Quindi ciccia.

Per fortuna nel regolamento ci sono anche norme importanti. Di civiltà. Tipo vietare i pesci rossi nelle bocce. Solo vaschette per loro. Oppure i cilindri. Bassi e larghi. Con un manico. Una base di olio, aglio e peperoncino. Ed una cottura rifinita con pomodorini freschi. Si porrà, poi, fine all’increscioso fenomeno della questua col procione. Eh, sì. Prima non si poteva fare col cane. Oggi nemmeno col verro. Per il cane è però precisato che si dovrà distinguere: no allo sfruttamento, ma sì al compagno di vita. Qualcuno, perplesso, ha domandato come distinguere i due casi. Sala, furbo, ha già preparato i ghisa: saranno fatti appositi interrogatori a Fido. A seconda della convinzione con cui abbaia si procederà alla rimozione. Un sistema infallibile.

In ultimo: in area cani alcune specie dovranno avere la museruola. Evviva. Io, però, comincerei a pensare di introdurre il guinzaglio corto per alcuni legislatori Meneghini. Così, per evitare che mordano.

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