Non bastava il crollo di Genova, ci volevano anche i soliti mistificatori. Dalle ambulanze taglieggiate sul pedaggio ai giunti difettosi, di seguito la carrellata delle notizie lanciate nell’etere per raccattare due click in più, fregandosene della realtà e del rispetto per le vittime:
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Il misterioso camion Polacco. La Gabanelli si lancia in un’ardita teoria, subito ripresa dal primo ministro iper riflettente della storia, l’inossidabile Toninelli: Il ministro segue l’informazione di Dataroom di Milena Gabanelli. Un vecchio articolo, ripostato oggi sui social, parlava di un collegamento tra il crollo dei viadotti e la concorrenza dei tir polacchi. Questa tesi è stata appena rilanciata dal ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli. A farlo notare diversi ascoltatori su Twitter. Questa mirabile teoria collega costo del carburante, norme Europee sulla concorrenza, diritti dei lavoratori, sicurezza sulle strade, peso del camion, costo del trasporto, composizione delle scie chimiche e segno zodiacale dei camionisti Polacchi. Sul ponte Morandi, comunque, nessuno che dica che il traffico previsto era di 3 milioni di veicoli l’anno, passati a 27 milioni attuali. No, c’è bisogno di un capro espiatorio. Polacco, possibilmente.
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Il fulmine. Giove Pluvio non basta, ci vuole anche Thor. Valerio Staffelli si fa amplificatore della teoria secondo cui il crollo sarebbe stato preceduto da una saetta celeste, ominosa come pochi altri segni, che avrebbe colpito il ponte. Questo non risulta da nessuna fonte ufficiale, ma anche fosse avvenuto, non è nemmeno una concausa. Il problema, la ragione del crollo, almeno da quanto emerge, è da cercare NEL ponte, non FUORI da esso. E di certo non nell’ira del Padre degli Dei.
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Le ambulanze ed il pedaggio. Gira insistentemente nelle ultime ore uno scontrino, attestante il pedaggio pagato da un’ambulanza che andava a salvare le vittime del crollo. Lo scontrino è vero, ma è solo metà della storia. Le società o confraternite private che effettuano il soccorso (quindi non la Croce Rossa), da sempre, pagano il pedaggio. Poi le emergenze vengono rimborsate, secondo una convenzione col governo. Non c’è nessuna volontà speculativa. Che in questo caso il pagamento sia stato poi sospeso del tutto è meritorio, ma comunque quei soldi sarebbero tornati.
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La sede fiscale all’estero. Atlantia, la controllante di Autostrade per l’Italia, ha la sede fiscale nel nostro paese. Quella legale è in Lussemburgo. Ma le tasse le paga qui e sono un botto, come per ogni grande impresa. Chi parlava di sedi fiscali all’estero, ovviamente, era completamente in errore. Il fatto che fosse anche ministro non aiuta molto la credibilità del Governo.
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La revoca e le prove. Inizialmente Conte si era lanciato in un’ardita teoria sul come revocare la concessione ad Autostrade: essenzialmente in assenza di prove. Il che, però, è vagamente complesso. Essenzialmente perché, ad oggi, non risultano contestazioni di Anas su mancata manutenzione sul ponte. Quindi va, quantomeno, dimostrato che ci sia stata colpa grave. O addirittura dolo. Altrimenti la revoca si può comunque fare.
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Pagando 20 miliardi. Oppure espropriando la società. Tutte cose che al paese non fanno benissimo. Ed il solo annuncio ha causato un buco di 4 miliardi nella capitalizzazione. Lo ricordiamo sommessamente a Salvini, che chiedeva ad Austrade di pagare, intanto, e che sul resto si sarebbe discusso dopo. E facciamo altrettanto notare che, continuando così, i soldi che i Benetton dovrebbero tirare fuori non ci saranno materialmente più. In ogni caso, il punto è che la revoca a costo zero richiede un contraddittorio. Il contraddittorio verrà, o prima o dopo, effettuato davanti ad un giudice. Quindi, perché correre?

Giornalista pubblicista, opera da molti anni nel settore della compliance aziendale, del marketing e della comunicazione.