C’è arrivata persino Repubblica: troppe bici uccidono le città

Milano

La lobby delle bici. L’assedio al potere (Democratico, arrendevole, venduto). Una città in ginocchio che rischia di peggiorare. Questo e molto altro in redazione a Repubblica non credevo sarei vissuto abbastanza per vederlo. Eppure. Eppure è avvenuto. Tenetevi forte, entriamo in acque inesplorate:

La lobby ciclista però ha stravinto la sua battaglia dentro il più importante giornale newyorchese. Un lunghissimo editoriale della direzione del New York Times lancia un appello al sindaco Bill de Blasio perché faciliti la vita agli e-ciclisti, intesi come quelli che usano le due ruote ma non vogliono stancarsi, optando per la bici elettrica. Dilagano anche quelle, e più pericolose, perché più veloci e silenziose. Altrettanto indisciplinate.

Il successo di massa è evidente. Il dato più significativo è quello del servizio CitiBike, il diffuso noleggio: nella bella stagione la media è di 80.000 utenti ogni 24 ore. Il che, sottolinea il New York Times, significa decongestionare una città dove già si effettuano 300.000 corse di taxi al giorno. Dove Uber è stato severamente limitato causa ingorghi. E dove il metrò continua a sprofondare in un declino inesorabile (presto avrà un peggioramento quando la linea L che collega Brooklyn e Manhattan verrà chiusa per “miglioramenti”: cioè a tempo indefinito).

I Newyorchesi sono i nuovi compagni che sbagliano. Eppure qualcuno mi dovrebbe spiegare perché quando da De Biasio passiamo a Sala, le biciclette ci salveranno. Non ho idea di quante corse di taxi si facciano sotto lo sguardo addolorato della Madonnina, ma gli ingorghi li abbiamo pure noi e le biciclette corrono ovunque. Soprattutto dove è vietato farlo. Non voglio fare l’ipocrita, sono ciclista anche io. A Padova, da dove vengo e dove torno spesso. Ma non a Milano. Nemmeno a Nuova York, ve lo devo confessare. Esistono città ciclabili e non. Quelle non, va detto, non sono vittime di un crudele sortilegio che fa sparire vilmente le due ruote.

È, più banalmente, una considerazione di opportunità. Dei ciclisti, prima di tutto. Di tutti gli altri, dopo. Se alteri questo equilibrio inculcando in qualcuno l’idea che andare in bici sia una crociata morale, aumenterai i ciclisti, ma anche i morti ed i pedoni travolti. Perché, non prendiamoci in giro, se c’è traffico, la bici si finge pedone. Da sempre e per sempre. Le piste ciclabili sono una cosa bella, ma

1. non ti proteggono dalle auto, come fanno i marciapiedi

2. se protette si trasformano in trappole mortali

3. se condividono lo spazio con i marciapiedi, vengono invase dai pedoni.

Il risultato è uccidere la circolazione. Ma se questo succede a New York allora Repubblica è pronta a colpire. Quando la medesima cosa succede sotto le finestre di palazzo Marino il problema non si pone. È , o non è, tutto bellissimo?

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