Tutti lo cercano, tutti lo vogliono, meglio, lo vorrebbero…ma Giuseppe Conte non c’è. Inutile ipotizzare, chiedersi come mai, se sta male, se Di Maio ha sbagliato indirizzo e l’ha spedito in Sud Africa, chissà, ma Conte non c’è.
Abbiamo un presidente del Consiglio che compare e scompare secondo gli ordini di Di Maio. E l’Italia in balia delle onde aspetta il “verbo” della UE. E gli atti dimostrativi dei buonisti si susseguono senza sosta. Dai giornali di sinistra, gli appelli non si contano. E il dito puntato nel segno del disprezzo ha oscurato il dito medio dell’Argento. Che se poi è andata a letto con Bennet, affari suoi. Ma gli affari di Conte, senza idee personali, senza l’allure carismatico del non votato, con il tailleurino su misura e il sorriso di circostanza, sono affari che ci riguardano. Chi paga il suo stipendio profumatissimo?
Chi pensava che fosse almeno una marionetta dialogante? Chi giudicava che alcuni punti nevralgici venissero discussi? Gli ottimisti. Stretto tra due forze politiche spesso divergenti, ha scelto di restare immobile, di non fare. Succeda quel che deve succedere, anche la telefonata di Mattarella. E se l’Italia va a fuoco, lui democristianamente, guarda da un’altra parte: è la legge della sopravvivenza. Dove il futuro? Dove la visione organica? Dove gli interessi dei cittadini?
Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano