Napoli-Milan 3-2
Stagione nuova, vecchi problemi.
Il Milan dopo un’ora giocata discretamente al San Paolo, con buona personalità, concentrazione, tenendo quasi bene il campo e soprattutto dopo essersi portato sullo 0-2 con le reti di Bonaventura e Calabria, subisce gol e si spegne. Blackout.
I rossoneri verso la fine della passata stagione sembravano essere riusciti quantomeno a tamponare questo problema, invece a Napoli nella prima uscita ufficiale ecco che il problema si ripresenta, alla prima difficoltà subentra la paura e il Milan si accartoccia su se stesso.
Musacchio e Biglia confezionano il disastro che Zielinski trasforma nella rete che rimette il Napoli in partita, poi Gattuso getta nella mischia Bakayoko al suo battesimo del fuoco e subito si capisce perché ha preferito non schierarlo dall’inizio, il francese è goffo e impacciato, altro che diga di ebano da formare con Kessie, i giocatori del Napoli gli sfuggono da tutte le parti e così gli azzurri trovano il pari ancora con Zielinski e poi il vantaggio firmato Mertens, con Ancelotti premiato dalla scelta di inserire il belga che fa a fette la retroguardia milanista.
Tra i vecchi problemi che riaffiorano c’è anche quello del centravanti sempre solo, troppo solo. Higuain si sbatte e si danna come un diavolo, dimostrando di essersi già calato alla perfezione nella dimensione Milan, quella del Diavolo appunto, ma non basta. La colpa non è sua, fa quello che deve e che può, il primo pallone utile però gli viene servito da Laxalt al minuto 86′. Avere e non servirlo equivale ad impugnare una 44 Magnum senza proiettili, uno spreco. L’assenza di Calhanoglu in questo senso ha pesato, il turco infatti è l’uomo chiamato più degli altri ad innescare il Pipita. Fase offensiva rimandata quindi, vedremo come andrà contro la Roma.
Ancelotti, che mai potrà essere considerato un nemico, ha abbracciato a lungo il suo figlioccio Gattuso prima della partita, a Rino non è riuscito lo sgambetto e conoscendolo è probabile che a fine partita gli siano rimaste sullo stomaco le mozzarelle che Carletto aveva preparato per lui.
Analisi tattica.
4-3-3 per entrambe le squadre. Il Milan decide di non buttare mai il pallone e di iniziare a giocare sempre dal basso, questo per far uscire il Napoli e saltare così il primo pressing per avere più spazio nel successivo sviluppo della manovra nella metà campo avversaria.
Il giropalla manca di velocità e i rossoneri faticano a sorprendere il Napoli che però va in confusione sui cambi di gioco ed è così che il Milan costruisce i due gol. Bonaventura va in pressione su Hamsik vertice basso del centrocampo partenopeo, mentre Kessie guida il pressing uscendo su Koulibaly quando è il centrale ad impostare. Napoli decisamente più veloce del Milan nelle transizioni offensive, i rossoneri riescono a tenere chiudendo le linee di passaggio e occupando gli spazi ma soffrono dannatamente i movimenti di Zielinski che quando va tra le linee manda in tilt la fase difensiva di Gattuso.
Caro Carlo, per noi è un arrivederci.
Carlo Pellegatti ha comunicato che non farà più le telecronache delle partite del Milan. Non perché non ne abbia più voglia ma perché con la chiusura di Mediaset Premium nessuno gli ha più offerto un contratto e ora seguirà le partite in diretta come un normale tifoso.
Carlo però non sarà mai un normale e semplice tifoso, lui vive le partite con quel trasporto che solo un innamorato perso del Milan può comprendere.
I suoi soprannomi diventati famosi non devono cessare di riecheggiare nelle nostre orecchie, come “Smoking Bianco Kakà” o “Boban Milano Vende Moda”, come “Seba Rossi Ascensore Umano” o “Sheva Vento Di Passioni”. Ma anche le sue esclamazioni come “Pippo Mio!” Non vogliamo smettere di sentirle.
Un uomo smisuratamente colto, poetico, simpatico e professionale come Carlo Pellegatti non può non raccontare le partite del Diavolo, con tutto il cuore auguriamo quindi a Carlo di trovare presto un microfono, per continuare a farci innamorare del calcio e del Milan.
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Andrea Mutti
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